Analisi

Biometano, l’arma in più per ridurre la dipendenza italiana da gas naturale

Lo scorso 15 settembre il Ministro della Transizione Ecologica ha apposto la propria firma sul nuovo decreto biometano 2022 che disciplina l’assegnazione di 1,7 miliardi di euro di risorse economiche al comparto

Pubblicato il 27 Set 2022

Tra le fonti energetiche sostenibili nel prossimo futuro, il biometano è certamente in prospettiva una delle più interessanti per il nostro Paese. La dipendenza italiana dal gas naturale è ormai tristemente nota a chiunque si interessi di temi energetici e, nonostante non possa sostituirlo in tutte le sue funzioni, il biometano potrebbe essere il mattone in più per ridurre la dipendenza italiana da gas naturale di importazione.

Mai come in questi ultimi mesi l’energia ha rappresentato il principale tema di discussione nel dibattito pubblico. Dalla seconda meta dello scorso anno i prezzi delle materie prime energetiche si sono posti su una traiettoria di crescita esponenziale che hanno portato lo scorso agosto il gas a sfondare quota 340 euro per MWh e l’elettricità a quadruplicare il proprio costo all’ingrosso. Le motivazioni sono molteplici, ma certamente quella che ha inciso maggiormente sull’esplosione dei prezzi è stato lo scoppio della guerra tra Russia e Ucraina. L’Italia si è all’improvviso scoperta fragile dal punto di vista della sicurezza energetica e le prospettive per quest’autunno sono particolarmente preoccupanti.

La situazione attuale andrà certamente affrontata con provvedimenti emergenziali, ma sullo sfondo si fa sempre più evidente la necessita di costruire una solidità energetica che vada oltre il gas naturale, permettendo all’Italia di non dipendere in maniera così massiccia da paesi stranieri ed in particolare extraeuropei. Su questa strada, oltre alle rinnovabili che giocheranno certamente un ruolo da protagonista, come accennato all’inizio dell’articolo potrebbe ricavarsi un’importante fetta di mercato anche il biometano.

Il Biometano in Italia

Il Biometano deriva dalla raffinazione e la purificazione del biogas, che a sua volta è frutto della biodigestione della materia organica proveniente da rifiuti agricoli, urbani differenziati, zootecnici, fognari ecc. Rispetto a gran parte delle fonti rinnovabili il biogas ha un importante vantaggio, quello di essere una fonte programmabile; quindi, non soggetta a fenomeni naturali come eolico e solare. Queste caratteristiche stanno spingendo la crescita della produzione di biometano in tutta Europa, infatti, secondo dati dell’European Biogas Association, nel 2020 la produzione ha raggiunto i 32TWh, in crescita del 25% rispetto all’anno precedente e di oltre 5 volte comparata con il 2011.

Focalizzandoci sul contesto italiano, nel 2020 la produzione nostrana di biometano si è attestata su circa 100 milioni di metri cubi. Alla fine del 2021, in base alle informazioni detenute dall’EBA, nella Penisola risultavano attivi 27 impianti di produzione. A pesare è però la disomogeneità nella distribuzione di tali strutture sul territorio, concentrate per ben il 77,7% nel settentrione. Ad oggi sono solo 12 le regioni che ospitano impianti di produzione di Biometano, tra cui spiccano in particolare la Lombardia, che da sola ospita circa il 30% degli stabilimenti italiani, l’Emilia-Romagna (18,5%) e il Veneto (11,1%). Nel complesso nel centro-sud sono presenti solo 6 impianti, equamente distribuiti tra le 2 aree del Paese.

Il biometano nel PNRR

L’importanza che il biometano potrebbe nelle prospettive energetiche italiane è certificata anche da quanto previsto nel nostro Piano di Ripresa e Resilienza. All’interno della cornice del Piano gli investimenti diretti all’incremento di produzione di energia rinnovabile ammontano a 5,9 miliardi di euro, di cui 1,92 miliardi di euro destinati al biometano. Nel PNRR viene inoltre sottolineato il ruolo strategico che questa fonte di energia può giocare nel raggiungimento dei target europei al 2030.

In particolare, sono cinque i punti principali su cui gli investimenti andranno ad intervenire: il primo riguarda gli impianti di biogas agricoli già esistenti per riconvertirli verso la produzione totale o parziale di biometano da impiegare sia nel riscaldamento che nei trasporti; il secondo punta a supportare la realizzazione di impianti ex novo attraverso incentivi economici fino al 40% dell’investimento totale; il terzo prevede di promuovere la diffusione di pratiche ecologiche nella fase di produzione del gas mirando alla riduzione dell’uso di fertilizzanti sintetici e all’aumento dell’approvvigionamento di materia organica nei suoli, oltre che alla creazione di poli consortili per il trattamento centralizzato di digestati ed effluenti finalizzati alla produzione di fertilizzanti di origine organica. Il quarto mira a sostenere la sostituzione dei veicoli a bassa efficienza con veicoli alimentati a biometano. Infine, il quinto punto ambisce a migliorare l’efficienza in termini di utilizzo di calore e riduzione delle emissioni di impianti agricoli esistenti per i quali non è possibile accedere alle misure di riconversione.

In base agli obiettivi individuati nel Piano, l’insieme di tutte queste misure dovrebbe portare ad un incremento di circa 2,3-2,5 miliardi di metri cubi di biometano da riconversione.

Il nuovo decreto biometano

Il 15 settembre 2022 è stato fatto il primo passo verso il raggiungimento degli obiettivi relativi al biometano individuati nel PNRR. Infatti, il Ministro della Transizione Ecologica ha apposto la propria firma sul nuovo decreto biometano 2022 che disciplina l’assegnazione di 1,7 miliardi di euro di risorse economiche al comparto. La norma fornisce importanti chiarimenti sulle condizioni per accedere agli incentivi economici utili alla riconversione e alla realizzazione di nuovi impianti. In particolare, le risorse economiche previste saranno assegnate tramite aste pubbliche che si svolgeranno a partire dalla fine dell’anno in corso fino al 2024, fino al completo esaurimento dei fondi a disposizione.

*Articolo apparso originariamente sul sito di Istituto per la competitività 

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