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EY: la competitività del Paese passa dal binomio digitale-energia

La combinazione dei due fenomeni è destinata a cambiare in profondità l’economia italiana, ma servono nuove competenze per scaricare a terra i progetti

Pubblicato il 27 Mag 2021

Digitale e transizione energetica: due temi che possono sembrare parecchio distanti tra loro ma che, in realtà, sono destinati nei prossimi anni a nutrirsi vicendevolmente, modificando nel profondo le società e le economie del prossimo futuro. Questa la principale conclusione dell’evento EY Summit ribattezzato “Transizione digitale ed energetica”. Come ha messo in evidenza Massimo Antonelli, AD di EY Italia: “Certamente parliamo di 2 pilastri del PNNR, che assorbiranno circa il 67% delle risorse. Dunque fenomeni che impatteranno trasversalmente su Paese, PA, aziende e cittadini. Si tratta, peraltro di ambiti molto connessi tra loro: l’economia digitale del domani sarà infatti costruita sulle spalle della transizione energetica. Secondo uno studio recente che abbiamo condotto insieme a SVG su 400 manager, le priorità per il futuro sono legate alla digitalizzazione della PA e transizione energetica ed ecologica. I punti critici sono legati alla capacità di mettere a terra questi progetti, alla trasformazione dei i modelli produttivi e dei processi, nonché delle competenze” Ma a che punto è il nostro Paese su queste due trasformazioni? Secondo EY, al contrario di quello che si possa pensare, su tecnologie chiave 5G e banda ultralarga, in realtà il nostro Paese non è così indietro rispetto ad altri omologhi europei. Anche se, senza dubbio, le infrastrutture TLC non sono diffuse ugualmente sul territorio nazionale.

Infrastrutture più vicine alle filiere produttive

In particolare, un tema ricorrente dell’evento è stato quello di avvicinare tali infrastrutture alle filiere produttive diffuse nella Penisola, così da rendere davvero possibile quella rivoluzione basata sui dati di cui tanto si parla. “Quasi 1 azienda su 2 non è correttamente infrastrutturata in termini di digitale, non perché il Paese non sia coperto ma ci sono aree che sono state in priorità secondaria e dove c’è una produzione significativa”, ha spiegato Andrea D’Acunto, Med Telco Media & Technology Leader di EY. Per quanto riguarda il tema della transizione energetica, la percezione di EY è che “In questo ambito siamo più avanti anche grazie a ruolo proattivo di alcuni operatori, nonché grazie al ruolo positivo giocato dagli incentivi, ma in generale intera filiera ha reagito in maniera positivo. 3D energia decarbonizzata, decentralizzata e digitale. Questo presuppone un cambio di paradigma importante, dal punto di vista della distribuzione, produzione e consumi. Per realizzarlo serve un cambio dei processi produttivi ma, soprattutto, occorre un incremento delle competenze, che oggi non sono adeguate”, ha evidenziato Antonelli.

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Il tema delle competenze

Che ha citato la Oil & gas digital survey: il 92% dei manager del settore intervistati ritiene che il maggiore problema della transizione energetica abbia proprio a che fare con il reskilling delle risorse. Dal momento che tematiche come quelle dell’energia e della digitalizzazione coinvolgono e coinvolgeranno negli anni a venire una molteplicità di soggetti, servirà uno sforzo corale nel disegno e nella preparazione delle competenze necessarie a sostenere questa doppia trasformazione. In base a studi EY a 1 persona su 2 nelle competenze del futuro verranno richieste esperienze di tipo digitale, dunque le professionalità avranno delle caratteristiche più complesse. “Nella PA oggi una persona su due ha più di 50 anni e questo porta la necessità di un forte investimento dal punto di vista delle competenze digitali, una sfida molto importante nell’ottica degli investimenti in arrivo”, ha chiarito Aldo Persi, Partner People Advisory Services di EY.

Nuovi investimenti nelle reti necessari

Questi e altri spunti sono stati amplificati dal dibattito delle tavole rotonde che si sono susseguite. Ad esempio l’Ad di Enel, Francesco Starace, ha evidenziato come “Il digitale ha forte implicazione, dal momento che costituisce principale driver della trasformazione energetica: soltanto con l’attuale capacità di calcolo diventa possibile governare il grande sviluppo atteso delle rinnovabili. L’ultimo rapporto della IEA evidenzia come la strada della decarbonizzazione sia ormai ineluttabile, spiegando come il settore energetico possa andare verso uno scenario zero carbon nel 2050 e che gran parte di questa energia proverrà da rinnovabili, grazie anche all’aumento del peso elettricità che assicurerà intorno al 50% (oggi siamo al 20%. ) Se consumi energetici si sposteranno verso elettricità, questa dovrà arrivare in maniera perfetta ovunque, dovrà essere affidabile e onnipresente. Da qui la necessità di ingenti investimenti nelle reti elettriche, che dovranno aumentare investimenti di 3 o 4 volte rispetto a oggi, raggiungendo 1000 miliardi di euro a livello globale al 2040”.

Il matching tra domanda e offerta

Silvia Candiani, AD di Microsoft Italia ha evidenziato occorra fare una distinzione le grandi aziende italiane che operano nel mondo dell’energie e quelle che semplicemente la utilizzano: “Se guardiamo alle prime si tratta di aziende riconosciute con una leadership riconosciuta nell’efficienza energetica e nella sostenibilità. Dobbiamo essere orgogliosi. Indubbiamente il nostro tessuto economico è fatto anche da altre aziende. Che credo oggi abbiano una maggiore attenzione alla sostenibilità anche se penso che ci vogliano dei piani ad hoc per favorire la loro transizione carbon neutral, magari servirebbero anche degli incentivi appositi. Altro pezzo importante del puzzle è la digitalizzazione dei dati, in particolare per garantire il matching tra energia richiesta e produzione. In questo senso, l’irrompere della figura del prosumer mette ulteriore pressione alla rete elettrica, richiedendo ancora di più funzionalità di matching basate sull’Intelligenza artificiale”. Oltre alla necessità di accelerare su Fibra e infrastrutture energetiche, i partecipanti dell’EY summit hanno convenuto sull’importanza di accelerare sulle riforme strutturali, così da non sprecare le risorse finanziarie messe a disposizione dal PNNR.

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Gianluigi Torchiani

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