Ricorrenze

Giornata mondiale dell’ambiente: ecco come stanno le rinnovabili in Italia

In occasione della ricorrenza Valerio Natalizia di SMA Solar Technology fa il punto su alcuni dei temi più caldi per il settore, smontando anche diversi miti sul fotovoltaico

Pubblicato il 05 Giu 2023

The concept for the ecology awareness and reforestation for the World Environment with green painted brush earth

Oggi si celebra la Giornata mondiale dell’Ambiente, una ricorrenza che chiama in causa anche il settore dell’energia, alle prese con la sua delicata transizione verso le fonti pulite. Abbiamo fatto il punto su alcuni dei temi più caldi del mondo delle rinnovabili con Valerio Natalizia, Regional Manager South Europe di SMA Solar Technology, a partire dalle difficoltà che l’Italia sta incontrando nel raggiungimento degli obiettivi europei in materia di energia e ambiente. “Gli obiettivi al 2030 iniziano a farsi sempre più difficili, con questo tasso di installazioni. Chi vive il mercato fotovoltaico da tanti anni vede spesso il bicchiere mezzo vuoto. Resta il fatto che nel 2022 il comparto ha registrato 2,4 GW di installazioni, che non si vedevano da anni. Sicuramente valore ideale sarebbe stato di 4-4.5, ma al di là del valore assoluto, occorre creare le basi perché settore possa essere stabile nel tempo, che sono stati raggiunti grazie a contributo forte del settore residenziale, grazie alla spinta del superbonus, che però nel 2023 non ci sarà.

Secondo me bisogna creare un sistema fotovoltaico stabile nel lungo termine, che non sia sottoposto picchi e cadute particolari. Poi c’è problema legato al fatto che in Italia si fanno pochissimi grandi impianti, perché le misure di semplificazione adottate non hanno semplificato granchè. Lo scorso anno sono stati realizzati meno di 400 MW, forse quest’anno arriveremo al MW, ma comunque il dato resta troppo basso. E senza grandi impianti gli obiettivi non si raggiungeranno mai. Al momento il segmento che va meglio è quello commerciale, perché gli imprenditori hanno compreso che – con il caro energia – i tempi di payback sono ridotti a 3-4 anni, aiutando la stabilizzazione dei costi energetici aziendali nel lungo periodo”. Un altro tema segnalato dal numero uno di SMA è la mancanza di manodopera specializzata e professionisti nel mondo del fotovoltaico, che frena la realizzazione concreta dei progetti.

Il tema delle Comunità energetiche

Valerio Nataliza, amministratore delegato di Sma Italia

Direttamente collegato al solare c’è poi la questione principale delle Comunità energetiche: dopo l’entusiasmo dei mesi scorsi, la mancanza degli ultimi provvedimenti fa propendere verso un eccesso di pessimismo: “Già nel 2020 eravamo allo stesso punto attuale sulle comunità energetiche, ovvero si parlava delle grandi potenzialità, del mercato pronto a partire e così via. In questo senso la prima cosa importante è avere un quadro normativo completamente definito: al momento non è stato ancora stato deliberato che la potenza della CER possa arrivare a 1 MW, il limite è ancora quello del decreto precedente, vale a dire 200 kW. Invece la nuova soglia permetterebbe di proporre le Cer alle aree industriali e non soltanto al singolo condominio, dove è difficile fare i grandi numeri.

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Per raggiungere obiettivi al 2030 bisogna puntare su questo segmento di mercato. La sensazione è che ci siano sempre procedure lunghissime, la sensazione è che comunque le CER non siano così facili da gestire, soprattutto se riguardano clienti privati. Dal mio punto di vista, si deve comunque partire con il quadro normativo definito al 100% e poi analizzare eventualmente le difficoltà. Ad esempio se i 2,2 miliardi di euro di risorse a disposizione non saranno poi effettivamente spesi, si potranno cambiare le regole. L’importante è però partire”.

Senza però dimenticare gli obiettivi che stanno alla base della nascita stessa delle comunità energetiche: “Non dimentichiamoci che uno dei fini delle comunità energetiche è quello di produrre e consumare energia in una stessa area, così da evitare il trasporto dell’energia. Per questo l’integrazione tra le diverse fonti rinnovabili e lo storage serve proprio a creare una situazione di indipendenza di una determinata area territoriale dalle fonti convenzionali. Non caso come SMA abbiamo puntato a creare dei sistemi intelligenti che imparano a gestire i comportamenti del consumatore”.

Altro tema caldo che ruota intorno al fotovoltaico è la rinascita della filiera industriale europea delle cleantech: “Su questo punto vedo finalmente segnali di risveglio da parte della Ue, abbiamo capito – anche per effetto della crisi gas – quanto sia importante il tema. Occorre capire come premiare a livello locale i produttori comunitari, anche perché non esiste una reciprocità con la Cina. Non si potrà certo colmare il gap che si è creato in 20 anni improvviso, ma sicuramente l’attenzione alla filiera industriale è un fattore positivo, che sfata anche il falso mito che con l’installazione del fotovoltaico facciamo soltanto un favore economico alla Cina”.

I falsi miti sul fotovoltaico

A proposito di falsi miti, molti ancora circolano sul fotovoltaico, rallentando il pieno sviluppo di questa tecnologia, come quello relativo alla eccessiva occupazione del suolo: “Per alimentare completamente l’intero Paese basterebbero 600 km quadrati con il fotovoltaico, mentre in Italia ci sono ben 9.000 km di aree industriali dismesse. Molti sono ancora convinti che costi sia ancora troppo elevato: impianto da 3 KW costa 5-6000 euro, con ritorno in pochissimi anni e vantaggi ambientali.

Eppure c’è sempre un discorso ostile non supportato da numeri e dati tecnici a disposizione: una disinformazione che comunque va a colpire la popolazione, in particolare le persone più anziane. Mentre i giovani sappiamo che sono più ben disposti, anche a prescindere dal solo aspetto della convenienza economica”, evidenzia Natalizia.

Che smonta poi un ultimo mito, quello della difficoltà di smaltimento dei prodotti fotovoltaici a fine vita: “ Come azienda di inverter siamo in contatto con i maggiori produttori a livello mondiale e posso dire che oggi si recupera più del 90% del materiale di un modulo fotovoltaico a fine vita, senza macchine né strumenti particolari. I consorzi si stanno attrezzando anche per recuperare percentuali elevate delle batterie e delle soluzioni storage. Come SMA stiamo diminuendo sempre di più le dimensioni degli inverter prodotti, con materiali che possono essere recuperati, tracciando tutti quanti i nostri fornitori per essere sicuri dell’impatto positivo della nostra supply chain sulla sostenibilità a 360 gradi”, conclude il numero uno di SMA.

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Gianluigi Torchiani

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