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Smart Building in Italia: tanto interesse, ma serve la riqualificazione edilizia

Lo Smart Building Report 2020 dell’Energy&Strategy Group della School of Management del Politecnico di Milano fotografa lo stato dell’arte del mercato in Italia, in particolare i servizi offerti agli utilizzatori. Un fenomeno molto interessante agli occhi del mercato, che però sembra non averne ancora colto appieno il valore.

Pubblicato il 10 Feb 2021

8 miliardi di euro. E’ questo il volume complessivo di investimenti in Smart building in Italia nel 2019, ma solo 2 miliardi (pari al 25% degli interventi effettuati) hanno riguardato soluzioni effettivamente smart, capaci cioè di trasformare o dotare un edificio di “intelligenza” e autonomia di gestione. Di questi 2 miliardi la parte del leone (75%) la fanno i Building devices&solutions in cui il settore energetico continua a fare da traino (55%) a riprova di come l’efficientamento energetico e la produzione da fonti di energia rinnovabile siano ancora le tematiche preponderanti. I restanti 2,5 miliardi di investimenti totali sono suddivisi tra comfort (25%) e sicurezza (20%), mentre è ancora marginale (0,3%) il ruolo delle tecnologie legate alla salute. Il restante 25% è ripartito in modo omogeneo tra Automation technologies (13%), la sensoristica finalizzata alla raccolta dati, e Piattaforme di gestione e controllo (12%), i software che queste informazioni raccolgono, elaborano e analizzano grazie a strumenti di comunicazione (Connectivity) che ne permettono il passaggio.

La penetrazione dello Smart Building sottende allo sviluppo dell’edilizia italiana

Sono i risultati della seconda edizione dello Smart Building Report 2020 redatto dall’Energy&Strategy Group della School of Management del Politecnico di Milano. E’ chiaro che 2 miliardi rappresentano una cifra limitata, imputabile alla scarsa consapevolezza dei concreti vantaggi che questo tipo di edifici può assicurare ai suoi occupanti in termini di risparmio energetico e sicurezza, salute e benessere, ma è comunque destinata a crescere significativamente nel prossimo decennio, una volta superata la crisi da Covid-19.

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Federico Frattini, vicedirettore dell’E&S Group del Politecnico di Milano spiega “Lo Smart building è una costruzione i cui impianti sono gestiti in maniera intelligente e automatizzata da un’infrastruttura di supervisione e controllo, in modo da minimizzare il consumo energetico e garantire il comfort, la sicurezza e la salute degli occupanti. Tutti aspetti che la pandemia da Covid-19 e i lockdown hanno portato alla ribalta come essenziali, modificando l’attenzione e la percezione delle persone rispetto al tema del monitoraggio dell’aria e della salubrità degli ambienti. Eppure il mercato, benché interessato, ancora non ne ha pienamente colto il valore. Molto dipenderà dall’andamento del mercato immobiliare: il rinnovamento del parco tecnologico e la penetrazione di tecnologie smartoggi non ancora sufficientemente diffuse, sono correlati allo sviluppo del comparto edilizio, che in Italia è molto più vecchio rispetto alla media europea. La realizzazione di nuovi edifici e la ristrutturazione di quelli esistenti, comprese le riqualificazioni di alcune aree dismesse, sono al centro delle principali modifiche urbanistiche che molte città italiane vareranno nel prossimo decennio, interventi che fungeranno da traino al mercato degli Smart building”.

Edifici intelligenti: gli sviluppi attesi nei prossimi 5 anni

Considerando una serie di variabili (impatto del Covid, maturità del comparto tecnologico, sviluppi normativi, incentivi fiscali, propensione all’adozione da parte del mercato), l’E&S Group ha costruito da qui al 2025 tre differenti scenari che coinvolgono in maniera diversa ciascuna tecnologia.

Ad esempio, il settore Energy risentirà negativamente degli effetti della pandemia, ma le pompe di calore potrebbero avere un incremento dei volumi del 74% nello scenario moderato e arrivare fino a 3,3 miliardi di investimento in più in quello accelerato, grazie agli obiettivi vincolanti del PNIEC e alla maggiore penetrazione nei settori residenziale e terziario.

Ancora, sia il comparto delle Automation technologies che quello delle piattaforme di controllo e di gestione risentiranno in maniera più contenuta della crisi pandemica: dopo lo stallo dello scorso anno, si stima che il volume di investimenti nello scenario moderato registrerà una crescita media del 16% annuo. Il mercato della sensoristica e degli attuatori si attesterà intorno a 2,7 miliardi di euro nel 2025, invece le piattaforme di raccolta, elaborazione e analisi dei dati acquisiti raggiungeranno i 2,5 miliardi.

Smart Readiness Indicator: alta l’adesione ma ancora diversi ostacoli

Secondo il 65% di 60 player intervistati, lo Smart Readiness Indicator, ossia l’indicatore che misurerà il grado di “smartness” di un edificio in modo omogeneo in tutta Europa, sarà utile per classificare e comparare gli edifici attraverso un unico indice. Oltre il 60% concorda nella possibilità di applicare lo SRI in tutte le fasi di vita del building, dalla progettazione all’utilizzo, poiché permette di scegliere consapevolmente e garantire il livello tecnologico e di intelligenza adeguato all’uso che si intende farne. Opinione diffusa che l’adozione di questo strumento possa produrre numerosi benefici, stimolando investimenti e promuovendo lo sviluppo tecnologico.

Tuttavia, esistono diversi gli ostacoli da superare: la necessità di reperire dati da fonti diverse ed eterogenee, la mancata definizione di un indice customizzato in funzione della tipologia di edificio, la poca chiarezza sui benefici economici ottenibili da un aumento del livello di intelligenza e le caratteristiche del soggetto responsabile del rilascio della certificazione. In evidenza l’elevata complessità nella definizione e costruzione dell’indicatore e di alcuni passaggi per garantire una valutazione a 360° della smartness dell’edificio, mentre ora la valutazione è per lo più incentrata sull’aspetto energetico, sottovalutando altri fattori altrettanto importanti come la salute, il benessere, la sicurezza e l’integrazione dei servizi.

In Italia, si aggiungono ulteriori difficoltà legate alla lentezza con cui le normative europee vengono recepite, alla vetustà del parco edilizio italiano e all’impossibilità di effettuare una stima precisa dei benefici ottenibili. Tutti fattori che portano a ritenere lo strumento applicabile assai meno (-23%) rispetto alla media europea.

Un necessario percorso di riqualificazione del parco immobiliare italiano

Il Superecobonus ha riscontrato un grande interesse da parte del mercato, ma si è faticato a convertirlo in domanda reale a causa dell’incertezza sull’estensione del periodo di validità, dell’obbligo di congruità urbanistica e dell’assenza di indicazioni sui processi di controllo successivi all’investimento. Di contro, la mutata percezione del valore dell’edificio ha aumentato la domanda da parte di privati e amministratori di condominio per gli interventi ammessi dal Superecobonus e ha creato fermento anche tra gli operatori. Occorre promuovere una campagna di sensibilizzazione mirata e chiara per illustrare i benefici tangibili che derivano dall’introduzione di determinate tecnologie, così da stimolare la riqualificazione del parco immobiliare italiano.

L’analisi delle 150 startup europee, statunitensi o israeliane private fondate tra il 2015 e il 2019, con almeno un finanziamento raccolto, ha sollevato i principali trend tecnologici e di innovazione legati agli Smart building, destinati a impattare sui modelli di business degli operatori di mercato. Le startup italiane purtroppo sono ancora poche, nonostante l’Europa sia meglio rappresentata rispetto agli Stati Uniti, che però hanno realtà mediamente più giovani e in grado di attrarre maggiori capitali di finanziamento (72% del totale). L’ambito Building devices&solutions risulta essere il più rilevante (79%), per il 40% rappresentato da tecnologie di efficienza energetica. Negli ultimi anni è però cresciuto l’interesse per le soluzioni di Security e Comfort, che nonostante il numero inferiore hanno raccolto maggiori finanziamenti complessivi.

Immagine fornita da Shutterstock.

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Claudia Costa

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