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Comunità energetiche: i benefici toccano molteplici aspetti

Le CER possono essere il volano per lo sviluppo di servizi innovativi, in piena ottica Smart city. Se n’è parlato in occasione di un appuntamento organizzato da Green Planner

Pubblicato il 28 Feb 2023

Uno dei temi più caldi del mondo dell’energia è senza dubbio quello delle Comunità energetiche, che anche le istituzioni e le recenti normative stanno riconoscendo come un’occasione straordinaria non solo per aumentare la generazione di energia green, ma anche per la democratizzazione del sistema energetico e la e la riqualificazione territoriale. Tanto che, come ha messo recentemente in evidenza il ministro Pichetto Frattin, nel nostro Paese sarebbe possibile installare sino a 15.000/20.000 comunità energetiche, un numero che oggi però davvero lontano (visto che abbiamo appena un centinaio di comunità funzionanti). Delle prospettive di questo modello si è parlato in occasione di “Comunità energetiche: perché riguardano anche me”, un evento organizzato da Green Planner in occasione della Fiera My Plant & garden.

Cosa serve per avviare le Comunità energetiche

Come ha evidenziato Ocleto D’Arcangelo, ricercatore dell’Enea, il parametro fondamentale per le Comunità energetiche rinnovabili è l’energia condivisa, che costituisce il fine dell’intero modello. Dunque, tutte le Cer devono essere tese alla massimizzazione di questo parametro, anche perché l’obiettivo fondamentale non è certo quello di realizzare profitti, ma piuttosto di assicurare benefici ambientali economici e sociali. In attesa dei decreti attuativi della legge 8 nov 2021, che cambieranno il quadro sugli incentivi per le comunità energetiche, secondo Enea è comunque possibile fissare alcune fasi tipiche per chi voglia cimentarsi con successo in questa impresa. Innanzitutto occorre prevedere una fase di progettazione, con un’analisi delle risorse energetiche disponibili e della domanda/offerta di energia, che devono essere quanto più possibile sincronizzate, così da rispondere al principio della massimizzazione dell’energia condivisa. Inoltre occorre dimensionare gli impianti in maniera corretta e prevederne una gestione puntuale, che consenta l’ottimizzazione dei carichi e lo sviluppo di adeguate strategie di flessibilità. In questo senso, per il funzionamento delle CER risultano cruciale le piattaforme digitali di monitoraggio, che consentano di controllare in tempo reale le complesse dinamiche di funzionamento degli scambi energetici. L’intervento di Roberta Pezzetti, docente dell’Università degli Studi dell’Insubria, si è invece focalizzato sulle dinamiche stesse che caratterizzano le comunità energetiche, a partire dalla loro fondazione: “Il cittadino di per sé non sarà mai il vero attivatore delle comunità energetiche, che sono uno strumento complesso, che difficilmente può partire dal basso. In questo senso la partenza delle Cer deve passare dal contributo di imprese e istituzioni: una spinta importante in questa direzione arriverà dall’allargamento delle comunità energetiche agli utenti serviti dalla stessa cabina primaria”.

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Benefici non solo energetici

Una novità che consentirà alle comunità energetiche di identificarsi fortemente con il proprio territorio locale, portando vantaggi non soltanto nella sfera energetica: “Nelle esperienze internazionali più avanzate del Nord Europa, il pilastro fondamentale delle CER è quello dei benefici sociali, che vanno al di là del risparmio energetico. Le comunità energetiche consentono di andare ad attivare tutta una serie di token local economy, con l’innovazione digitale alle base, abilitando sempre di più di lo scambio di prodotti, beni e servizi. Fungendo così anche da volano per il business delle imprese, che possano attivare servizi innovativi pensati per quella determinata comunità e territorio. Pensiamo anche alle Smart City: ormai non c’è città che non voglia diventare intelligente e sostenibile. Ma smart city non è solo digitale, che è uno strumento, ma città che valorizza le proprie peculiarità attraverso il digitale. E quello che fa buona parte dell’attrattività di un territorio è la qualità dei servizi che è in grado di erogare, che devono essere smart e intelligenti. Ecco allora che, in quest’ottica, le Cer diventano volano non solo di ottimizzazione energetica, ma di un processo più ampio”.

Le opportunità

In attesa della nascita di questi modelli anche nel nostro Paese, nel frattempo le imprese provano a organizzarsi per cogliere le opportunità delle CER: “Il nostro approccio è quello di partire da un’analisi preliminare, con la valutazione delle esigenze del cliente. Di norma le aziende hanno difficoltà a farsi coinvolgere nelle Cer perché temono gli ostacoli burocratici e autorizzativi. Abbiamo perciò creato una joint venture, Efficienza facile, che oltre a offrire un servizio installazione a 360 gradi, si occupa anche di tutti gli aspetti normativi. C’è da sottolineare che le aziende hanno anche la possibilità di ingaggiare i propri dipendenti, coinvolgendoli a entrare nelle CER”, ha evidenziato Edmondo Piccaglia, responsabile sviluppo mercato commercial and industrial di Senec. Una spinta ulteriore può arrivare dal supporto del mondo finanziario: in questo senso Fondazione Cariplo ha promosso il bando ALTERNATIVE con l’obiettivo di favorire la diffusione delle Comunità Energetiche Rinnovabili. Il bando, terminato a luglio, si è rivolto ad amministrazioni, enti pubblici e privati non profit della Regione Lombardia e delle province di Novara e del Verbano Cusio Ossola, permettendo l’avvio di 17 nuove Comunità Energetiche, grazie a un contributo totale di un milione di euro.

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Gianluigi Torchiani