Speciale Elezioni Politiche

Energia: cosa attende il nuovo Governo dopo la campagna elettorale

Michele Masulli, Direttore Area Energia di I-Com, mette in evidenza come i temi del caro prezzi e del razionamento potrebbero aggravarsi nel prossimo autunno

Pubblicato il 05 Set 2022

Una campagna elettorale incentrata sull’energia: nei giorni scorsi abbiamo raccontato le proposte in materia di Centrodestra, Centrosinistra, Movimento 5 Stelle e Terzo Polo, che nei loro programmi e interventi pubblici stanno dedicando parecchio spazio al tema. Oggi chiudiamo il cerchio del discorso con Michele Masulli, Direttore area energia di I-Com (Istituto per la competitività) per comprendere le sfide che attenderanno la futura maggioranza a partire dal 26 settembre.

Le convergenze programmatiche

Michele Masulli, Direttore dell’area Energia presso l’Istituto per la Competitività (I-Com),

Ma innanzitutto, abbiamo chiesto a Masulli un giudizio esterno sulla qualità e i contenuti dei partiti in materia di energia: “Credo davvero che questa sia stata la prima volta in cui l’energia si è ritrovata al centro di una campagna elettorale. In particolare il tema è ulteriormente aumentato d’importanza negli ultimi 10 giorni, in corrispondenza con la crescita esponenziale dei prezzi del gas, soprattutto per il timore che il peso per famiglie e imprese nella stagione autunnale – ma in realtà da oggi- possa essere troppo pesante. Questa rilevanza costituisce sicuramente una novità. Per quanto riguarda invece il livello di qualità delle proposte, è chiaro che le forze politiche sono arrivate un po’ impreparate. Si nota che l’energia, da tema laterale e settoriale qual era sino a pochi mesi fa, fatica oggi ad assumere nei programmi dei partiti il respiro che meriterebbe: il dettaglio delle proposte, nonché la loro coerenza e organicità andrebbero meglio sviluppati. Emergono comunque alcuni punti di incontro tra i partiti, che nella polarizzazione della politica italiana non sono poi così scontati. Soprattutto la necessità di intervenire sui mercati dei gas ed elettricità, per evitare l’arrivo di bollette ancora più esorbitanti, sembra essere stata compresa da tutte le forze politiche. Che infatti presentano proposte relativamente convergenti sul price cap così come sul disaccoppiamento tra prezzo del gas e dell’elettricità. Anche sul tema dei rigassificatori, a parte alcune eccezioni, c’è una sorta di convergenza (quantomeno come soluzione di breve periodo), così come nel sostegno alle rinnovabili. Invece, sulle strategie di politica energetica e climatica di più lungo periodo, come ad esempio la reintroduzione del nucleare, il ruolo dei combustibili fossili, le politiche di supporto alle rinnovabili e di promozione dell’efficienza energetica, le prospettive tendono a divergere e ci sono differenze più marcate tra i partiti”.

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Come affrontare il caro energia

Dopo le elezioni del 25 settembre però il tempo dei programmi e delle promesse terminerà e la nuova maggioranza dovrà confrontarsi con i temi di attualità del settore energia. Il più impellente dei quali, manco a dirlo, è sicuramente rappresentato dal caro energia: “Ormai è chiaro – e in realtà lo era già da prima della guerra in Ucraina – che la Russia sta utilizzando i rubinetti del gas in maniera strumentale, per far schizzare verso l’alto i prezzi del gas, aumentando così il gettito per lo Stato russo e accumulando riserve finanziarie. L’incremento delle bollette sarà particolarmente rilevante in autunno, la stessa ARERA ha parlato di raddoppio o quasi delle bollette. Un annuncio che, visti i livelli a cui ci attestiamo già oggi, fa particolarmente spavento. Si tratta di un tema emergenziale che andrà affrontato su più sedi, a livello nazionale ma certamente anche nella dimensione europea. Il primo appuntamento rilevante sarà il Consiglio europeo del prossimo 9 settembre, ma bisognerà valutare le proposte della Commissione europea: la von der Leyen è stata particolarmente dura sull’inadeguatezza del mercato europeo dell’energia. Se fino alla primavera scorsa, anche a leggere il rapport ACER sul tema, sembrava che tutto sommato il disegno del mercato elettrico continentale non necessitasse di riforme importanti, oggi sulla scorta di questa emergenza significativa va affermandosi una linea diversa. Quindi è lecito attendersi una qualche riforma significativa nei prossimi mesi e diverse sono le ipotesi allo studio”, evidenzia Masulli. Considerato che il Governo italiano ha già messo in questi mesi sul piatto circa 49 miliardi di euro per contenere il caro energia, più o meno quanto ricevuto in questi mesi dall’Italia PNRR, è evidente che i margini di manovra del nuovo Esecutivo non saranno infiniti. Anche se un ulteriore aiuto potrebbe arrivare proprio dall’Europa, come peraltro parzialmente previsto da REPowerEU.

Il pericolo razionamento

Strettamente collegato alla corsa dei prezzi dei beni energetici è naturalmente anche il pericolo incombente del razionamento del gas, che è iniziato ad aleggiare anche in questa campagna elettorale. Su questo punto il direttore area energia di I-Com non nasconde le sue preoccupazioni: “Esiste la possibilità di un razionamento ulteriore delle forniture di gas dalla Russia: proprio in questi giorni Eni ha annunciato una riduzione delle consegne da Gazprom da 27 a 20 milioni di metri cubi al giorno. Un taglio che, se rapportato rispetto ai livelli dello scorso anno, è particolarmente consistente. A luglio del 2021 la quota russa sul nostro consumo interno di gas era del 53%, mentre a luglio 2022 si è contratta al 28%. I punti di ingresso dalla Russia sono passati da primi a terzi per rilevanza per il nostro Paese. Nel complesso, tra gennaio e luglio 2022, i flussi dalla Russia si sono ridotti del 38% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Un aspetto positivo è che l’Italia è tra i Paesi europei messi meglio sul fronte degli stoccaggi di gas. Ma vista la tendenza incontrovertibile alla riduzione delle forniture russe, tutti i Paesi europei stanno studiando forme di razionamento. Sarà inevitabile un coinvolgimento importante della domanda. In quale misura lo capiremo tra qualche settimana, certo la forza con cui il tema si sta imponendo non lascia presagire niente di particolarmente positivo”. Il Paese al momento, però, non sembra particolarmente pronto a provvedimenti di questa portata, non a caso la parola razionamento è rimasta nascosta dai programmi dei partiti politici: “Il razionamento imporrà la necessità di contenere il consumo per aziende e famiglie. Molti esperti chiedevano l’avvio di una campagna di sensibilizzazione in tal senso, soprattutto a beneficio delle famiglie, già negli scorsi mesi, probabilmente arriviamo un po’ in ritardo. Non a caso la domanda di elettricità dell’Italia degli ultimi mesi è rimasta piuttosto stabile nel mondo residenziale. L’unica eccezione è rappresentata dagli energivori che sono maggiormente coinvolti dal caro energia e che stanno adeguando la propria produzione: secondo elaborazioni Terna, a luglio queste imprese hanno già ridotto propri consumi energetici del 12,3%”.

L’attuazione del PNRR

Altro tema caldo per i prossimi mesi è quello del PNRR, perché la time line per cui il Governo Draghi si è impegnato impone delle scadenze precise e stringenti, di cui il nuovo Esecutivo dovrà tenere conto e che hanno molto a che fare con l’energia e la transizione ecologica. “Molti bandi sono stati conclusi, ma altri vanno assegnati o conclusi, come quello sulle Smart Grid, nonché quelli per il teleriscaldamento, l’agrivoltaico e per gli investimenti su fognatura e depurazione. Il Governo Draghi aveva avviato l’istruttutoria per misure per oltre 10 miliardi: si va dal biometano alle comunità energetiche, dalle infrastrutture di ricarica elettrica alla produzione idrogeno. . Ci sono insomma tantissime misure su cui è necessario rimettersi subito in pista, sia per rispettare gli impegni assunti in sede europea ma anche perché lo sviluppo delle rinnovabili e la decarbonizzazione possono aiutare ad aumentare sicurezza ed indipendenza energetica del Paese”.

La COP27 sullo sfondo

Su scala internazionale, invece, il nuovo Governo si insedierà più o meno in contemporanea con la COP27, la conferenza mondiale sul clima in programma in Egitto a inizio novembre. Un banco di prova che non sarà affatto banale: “La COP26 dell’anno scorso si era chiusa con luci e ombre. La COP27 dovrà misurarsi con questo nuovo contesto che vede l’energia al centro della crisi internazionale, con un‘Europa – sinora capofila degli impegni sul clima – particolarmente provata. C’è da dire che per il momento la Commissione su questo fronte non sta mollando un passo, tanto che con REPowerEU ha ulteriormente intensificato i propri target di penetrazione delle rinnovabili e di efficienza energetica. Però in questa fase particolarmente concitata bisognerà verificare quali posizioni saranno effettivamente assunte a novembre. In ogni caso, data la conflittualità internazionale, difficilmente si tratterà di un appuntamento decisivo, sarà più probabilmente un aggiornamento rispetto a quanto stabilito lo scorso anno”, conclude Masulli.

Speciale Elezioni Politiche 2022

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Gianluigi Torchiani

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