Finanza sostenibile, in cosa consiste, quali vantaggi per gli investitori

In Italia, le masse totali gestite con criteri SRI (Sustainable and Responsible Investment) ammontavano nel 2018 a 1.600 miliardi di euro, con un trend di crescita. Saranno i risparmiatori, in futuro, a orientare la scelta dei prodotti

Pubblicato il 14 Feb 2020

La sostenibilità è oramai un need fondamentale in ambito aziendale, anche se ancora non in tutti i settori è stato compreso che tali processi di trasformazione dei processi e dei prodotti possono comportare un vantaggio competitivo nel breve termine e nel lungo periodo una produttività migliore per le aziende.

Questo trend è stato intercettato, come spesso avviene, per prime dalle istituzioni finanziarie europee e mondiali, che, sempre di più, orientano i loro investimenti e le loro strategie di crescita scegliendo player che si adeguino agli standard indicati da istituzioni quali il GRI (Global Reporting Initiative) o le Nazioni Unite.

In poche parole, la finanza classica sta scegliendo la rotta per il mercato e la sostenibilità sembra essere la stella polare del prossimo futuro.

Vediamo quali sono le maggiori novità in questo ambito.

Le principali realtà che si occupano di finanza sostenibile

Da qualche anno associazioni e network di sensibilizzazione stanno operando per orientare la direzione del mercato verso una scelta di investimenti che sia consapevole delle conseguenze di alcune allocazioni economiche, in particolare in settori topici quali quello dell’energia.

In Italia, una delle maggiori associazioni è, oltre ad ASviS – Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile, il Forum per la Finanza Sostenibile, realtà multi-stakeholder che opera sul territorio nazionale ed europeo dal 2011. La rete europea ha le sue principali sedi nelle nazioni che al momento sono leading player nel campo sostenibile; per citarne alcune non italiane possiamo ricordare l’olandese Vbdo, la Fng in Francia e Uksif nel Regno Unito.

Il principale obiettivo di queste associazioni è quello di promuovere criteri ambientali, sociali e di governance (ESG) nelle politiche e nei processi di investimento e nella scelta dei titoli. Il termine ESG indica i tre pilastri sui quali si fonda la mission della finanza sostenibile: Environmental (ambiente, ovvero scelta consapevole dell’impatto ambientale), Social (sociale, come ad esempio i diritti dei lavoratori e le tutele) e Governance (ovvero politiche di remunerazione e diversità).

Le strategie di investimento associate, per quanto possano sembrare criteri di scelta banali, hanno alle spalle una vision che si rifà a quelli che sono la principale guida nel mondo della sostenibilità, ovvero i 17 SDGs (Sustainable Development Goals) proposti dalle Nazioni Unite e implementati a partire dalla COP21 di Parigi del 2015.

I criteri utilizzati sono principalmente sei e possono essere relativi a:

  1. Criteri di Esclusione, ovvero eliminando quelle realtà e quei progetti che non rispettino specifiche caratteristiche in ambito ESG dal portfolio investimenti,
  2. Convenzioni Internazionali, allocando gli investimenti su paesi che siano firmatari di determinate convenzioni o accordi (e.g. COP25 del 2019, Protocollo di Kyoto) e, di conseguenza, la scelta dei progetti che avviene mediante il rispetto delle milestones fissatre per arginare la crisi ambientale o che favoriscano il contrasto di diparità di qualunque genere
  3. Best in Class, premiando realtà virtuose in ambito ESG
  4. Investimenti tematici, che si rivolgono a precisi settori chiavi che stimolino il cambiamento, andando a operare una differenziazione di investimento a livello di progetto ma sempre nello stesso ambito settoriale, come ad esempio nel campo dell’energia
  5. Engagement, in maniera da poter coinvolgere attori chiave nel mercato e orientarne la sostenibilità in maniera coattiva
  6. Impact Investing, che si riferisce a investimenti mirati in settori “a rischio” come quello dell’acqua o delle rinnovabili, di cui si discute in maniera più approfondita più avanti.

Queste strategie di investimento, combinate tra di loro hanno come scopo quello di mitigare i rischi ESG, di individuare nuove opportunità di investimento che necessitino tutela o sprint dal punto di vista finanziario e in maniera assolutamente coerente con quello che è la natura del mercato finanziario, di realizzare rendimenti che siano in linea o superiori a quegli investimenti che definiamo classici.

In Italia crescono gli investimenti sostenibili e responsabili

Le difficoltà che tuttavia si incontrano al momento, in ambito finanziario sono dovute a una mancanza di standardizzazione nella scelta dei criteri di investimento, in una applicazione solo parziale o minoritaria nei portfolio investimenti, in generale dovute a una sfiducia nella resa di questo tipo di applicazioni strategiche.

Tale convinzione è assolutamente erronea e frutto di una dis-informazione che va a discapito di molti progetti e aziende che hanno implementato la sostenibilità come cardine dei loro processi produttivi o di output. Ciò, ad onor del vero, non inficia significativamente i fondi di investimento principali che, leggendo i trend di mercato, stanno incrementando sempre di più il loro posizionamento strategico secondo i criteri succitati, ma è deleteria per le aziende europee ed italiane che si vedono surclassate da competitor che invece hanno il supporto di un mercato ancora ancorato a vecchie logiche e che vedono l’investimento sostenibile solo come un’azione di greenwashing, una pubblicità.

In Italia, secondo studi di settore, le masse totali gestite con criteri SRI (Sustainable and Responsible Investment)  nel 2018 ammontano a ben 1.600 miliardi di euro a fronte di un mercato europeo di 14.114 miliardi di euro, ma come già detto, nel nostro paese questo trend mostra una curva positiva.

Anche grazie a una efficace opera di comunicazione da parte delle istituzioni europee e a privati che hanno avuto particolare risonanza mediatica, stiamo assistendo ad una crescente consapevolezza dell’importanza delle tematiche ESG, la domanda di prodotti di investimento così formati è aumentata in maniera significativa.

Se infatti non bastassero i dati a convincere gli operatori del settore italiani a incrementare la proposta in ambito sostenibile, saranno i risparmiatori a indirizzare nel prossimo futuro la scelta dei prodotti.

Secondo fonte Doxa e dello stesso Forum per la Finanza Sostenibile, i risparmiatori, seppur consci della necessità di dover impattare attivamente sull’ambiente e su tematiche sociali non vengono messi nelle condizioni, da parte dei consulenti e delle istituzioni bancarie di poter scegliere prodotti ESG compliant.

Tuttavia, in maniera strategica, si deve considerare che in Italia le compagnie assicurative e i fondi pensionistici di categoria hanno già iniziato a propugnare crescenti attività, mediante le reti federative e nazionali per primuovere il tipo di prodotti che possano essere ricondotti a criteri ESG, avendo consistenti volumi di liquidità da poter investire ed essendo per loro natura proiettati a un orizzonte temporale e di ritorno finanziario maggiori dell’investitore medio.

Gli obiettivi dell’Action Plan 2018 dell’Ue

In considerazione di quanto detto finora, assumono per loro natura una prevalenza nelle scelte di investimento, nel mondo della finanza sostenibile, i progetti che si rifanno all’Impact Investing. Questi investimenti, in imprese, Ong e fondi che si propongono come mission di sostenere e genere politiche e azioni di impatto sociale e ambientale misurabile (e quindi scalabile), sono al momento il prodotto principe in cui investire in ambito sostenibile e si rifanno a quelle logiche di economia circolare che stanno plasmando il settore aziendale italiano. Piccole aziende che si quotano sul mercato stanno suscitando sempre più interesse da parte di player istituzionali e privati.

Non a caso l’Unione Europea ha optato per una politica interna di sviluppo fortemente orientata alla sostenibilità, come possiamo vedere dagli ultimi progetti legislativi.

A partire dall’Action Plan per la Finanza Sostenibile del 2018 abbiamo assistito a timidi accenni di istituzionalizzazione degli ESG nel MIFID II e nel IDD. L’Action Plan on Financing Sustainable Growth illustra le misure che la Commissione Europea sta implementando per seguire i megatrend del mercato finanziario e per adeguarsi alle preferenze (esplicite) del mercato dei capitali verso un modello sostenibile, inclusivo e in linea con gli impegni assunti nell’ambito della COP21 di Parigi.

Gli obiettivi principali sono quelli di:

  • Orientare i flussi di capitale verso investimenti sostenibili
  • Gestire in modo efficace i rischi finanziari che derivano dal cambiamento climatico e dal consumo di risorse ambientali non sostituibili, che comportino un impatto dal punto di vista ambientale e che producono disuguaglianze sociali
  • Migliorare la trasparenza e incoraggiare un approccio di lungo periodo delle attività economico-finanziarie

A questa pianificazione normativa si stanno aggiungendo numerosi nuovi input da parte della società civile e dei grandi fondi di investimento, che a piccoli passi stanno orientando la funzione legislativa sovranazionale verso strumenti economici pienamente sotenibili.

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Leonardo Derosa
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