Rinnovabili

Fotovoltaico, la burocrazia rallenta l’installazione di impianti

La richiesta congiunta di Federbeton e Anepla: solare leva fondamentale per accelerare decarbonizzazione in settori notoriamente difficili da affrontare. Suggestione uso di cave dismesse

Pubblicato il 19 Ott 2023

E’ passato più di un anno dalla conversione in legge del cosiddetto DL Ucraina (Dl 21 marzo 2022, n.21) con cui è stato introdotto un iter semplificato per installare impianti fotovoltaici. Ma oggi la burocrazia italiana continua purtroppo a costituire un collo di bottiglia per il fotovoltaico.

I dati parlano chiaro: delle 814 istanze protocollate relative alle sole iniziative fotovoltaiche, solo il 2,7% è stato concluso in via definitiva, l’1,7% è in fase conclusiva di predisposizione del provvedimento, mentre il 76% è bloccato in fase di istruttoria tecnica per analisi di contenuti.

Sfruttare le cave abbandonate per il fotovoltaico

Per favorire la transizione verso le energie rinnovabili in Italia, occorrono iter burocratici più veloci per gli impianti fotovoltaici. Sono questi i termini che scandiscono la richiesta alle istituzioni avanzata da Federbeton, Federazione che riunisce i produttori di cemento e calcestruzzo, e Anepla, che rappresenta il settore dei produttori estrattori lapidei ed affini.

Così le due federazioni industriali avanzano l’idea di destinare al fotovoltaico le cave dismesse. Del resto, adibire queste aree all’installazione di impianti fotovoltaici significherebbe dare uno sprint alle strategie di decarbonizzazione dei settori cosiddetti “hard to abate” come quello del cemento. Con soli mille ettari di superficie dedicati al fotovoltaico, si stima che si potrebbe ridurre l’emissione di CO2 di circa mezzo milione di tonnellate.

Si tratta di una opportunità da non sottovalutare visto e considerato che l’Italia, per aderire all’obiettivo del 55% di emissioni in meno entro il 2030, dovrebbe viaggiare a una diminuzione di quasi il 4% l’anno, cioè ben 8 volte ciò che è stato fatto nell’ultimo trentennio (indicazione che arriva dallo studio Zero Carbon Policy Agenda 2023, realizzato dall’Energy&Strategy della School of Management del Politecnico di Milano).

Un’opportunità per la decarbonizzazione degli “hard to abate”

Nicola Zampella, Direttore Generale di Federbeton, tiene a ribadire le importanti possibilità per la decarbonizzazione derivanti dall’installazione di impianti fotovoltaici nelle cave dismesse, soprattutto se si parla dei settori più inquinanti e difficili da riconvertire, che utilizzano i combustibili fossili come fonte di energia, come cementifici, cartiere, ceramica, industrie del vetro.

Nello specifico, usufruire di energia da fonti rinnovabili puntando su territori idonei all’installazione di impianti fotovoltaici, garantirebbe un risparmio potenziale in termini di emissioni di oltre il 5%. Ma non solo: le estensioni di cava in prossimità degli impianti di produzione, renderebbero autonomi gli stessi impianti dal punto di vista dell’approvvigionamento energetico.

Oltre al vantaggio per la decarbonizzazione si avrebbero le carte in regole per evitare i rischi derivanti dall’instabilità dei costi energetici. “La perdita di competitività dell’industria italiana va scongiurata in tutti i modi, per garantire materiali affidabili alle nostre costruzioni” conclude Zambella.

Snellire la burocrazia per garantire i target di energia rinnovabile

Francesco Castagna, Direttore di Anepla, pone invece l’attenzione sulla vocazione delle aree estrattive alla riconversione alla produzione energetica, e sull’importante ruolo che potrebbero svolgere nel campo della decarbonizzazione, su cui si è espresso lo stesso Legislatore nazionale che le ha individuate come “aree idonee” all’insediamento di impianti fotovoltaici.

Inoltre, Castagna getta luce sull’esigenza di un solido intervento di riorganizzazione, a partire dalla fase istruttoria in sede di Valutazione d’Impatto Ambientale (VIA), “affinché la fase burocratica non finisca, ancora una volta ed al di là delle buone intenzioni di partenza, a determinare un collo di bottiglia che penalizzi, invece che sostenere, le migliori e più lungimiranti iniziative imprenditoriali capaci di garantire i target italiani di energia rinnovabile da raggiungere entro il 2030“.

@RIPRODUZIONE RISERVATA

Valuta la qualità di questo articolo

La tua opinione è importante per noi!

Articolo 1 di 4