Ricerche

Idrogeno: tra utility e industria c’è ottimismo sulle prospettive di sviluppo

Lo rivela un report di Capgemini, che mette in evidenza però anche la presenza di ostacoli infrastrutturali che potrebbero frenare lo sviluppo del comparto

Pubblicato il 07 Apr 2023

Siamo appena agli inizi del cammino, ma sull’idrogeno c’è un certo fermento e ottimismo: è quanto sottolinea un nuovo report del Capgemini Research Institute, dal titolo “Low-Carbon Hydrogen – A Path to a Greener Future”, che rivela come il 62% delle aziende dell’industria pesante appartenenti a vari settori stia prendendo in considerazione la possibilità di introdurre l’idrogeno a basse emissioni di carbonio in sostituzione di sistemi dall’elevata carbon intensity. Come noto, infatti, l’idrogeno a basse emissioni di carbonio sta emergendo come una delle strade più promettenti per accelerare la decarbonizzazione di settori ad alta emissione carbonica.

Ma anche gli attori protagonisti del settore energetico, ossia le utility, sembrano fiduciose nei confronti di questa tecnologia: in media, le aziende del settore Energy and Utilities (E&U) stimano che l’idrogeno a basse emissioni di carbonio possa soddisfare il 18% del consumo totale di energia entro il 2050, e stanno inoltre allocando risorse lungo tutta la catena del valore dell’idrogeno, in particolare nello sviluppo di infrastrutture dedicate e in elettrolizzatori e celle a combustibile più vantaggiose. Non solo: secondo il report Capgemini, il 63% delle organizzazioni del settore E&U reputa l’idrogeno a basse emissioni di carbonio fondamentale per la decarbonizzazione delle economie, mentre il 62% ritiene che possa aiutare i governi a ridurre la dipendenza dai combustibili fossili e a favorire l’indipendenza energetica.

Inoltre, quasi tre quarti (71%) delle organizzazioni del comparto E&U ritengono che l’idrogeno a basse emissioni sia una soluzione praticabile per l’accumulo di energia da fonti rinnovabili intermittenti, in quanto può funzionare come una batteria e contribuire a rendere l’energia rinnovabile, proveniente ad esempio da fonti eoliche o solari, disponibile per un numero sempre maggiore di applicazioni.

Tanto che gli investimenti iniziano ad attivarsi: in media, le organizzazioni del comparto destineranno lo 0,4% dei ricavi annuali totali all’idrogeno a basse emissioni di carbonio entro il 2030, in particolare per il trasporto e la distribuzione dell’energia derivante dall’idrogeno (53%), per la produzione (52%) e per le attività di ricerca e sviluppo (45%). Grazie anche a questi investimenti, l’aspettativa di una fetta importante degli operatori del mondo energy  (49%) è che il costo dell’idrogeno a basse emissioni diminuirà progressivamente entro il 2040.

I problemi da affrontare

Eppure, non mancano dei punti interrogativi: la maggior parte delle organizzazioni è ancora nella fase di proof-of-concept o pilota per quanto riguarda l’idrogeno. Solo l’11% delle organizzazioni del comparto E&U e il 7% di quelle che si rivolgono direttamente agli utenti finali presentano progetti di idrogeno a basse emissioni di carbonio pienamente integrati nel loro mercato. Il report ha inoltre evidenziato che le organizzazioni di diversi settori si trovano ad affrontare problemi di carattere settoriale. Ad esempio, il 65% delle organizzazioni che operano nel campo del trasporto pesante indica l’aumento della produzione di celle a combustibile a idrogeno come la principale sfida a livello infrastrutturale e ingegneristico.

Nel settore dell’aviazione, il 58% degli intervistati ritiene che sia necessario apportare modifiche alla progettazione degli aeromobili per poter utilizzare l’idrogeno a basse emissioni come combustibile. Al contempo, il 72% degli intervistati appartenenti all’industria siderurgica sostiene che la produzione di acciaio a idrogeno su larga scala richiederà un significativo upgrade dell’infrastruttura.

Esiste poi un problema di competenze che potrebbe influire sulla scalabilità delle tecnologie a idrogeno, che è particolarmente evidente per le organizzazioni che si rivolgono agli utenti finali in Spagna (70%) e per le aziende del comparto E&U in Giappone (65%), Francia e Australia (63% ciascuna).

Come evidenzia Gerardo Ciccone, CPRD & EU Director di Capgemini in Italia: “L’idrogeno a basse emissioni è un elemento indispensabile nel mix energetico green, che ci permette di proseguire il percorso di decarbonizzazione nei settori ad alte emissioni e a bassa elettrificazione, come il comparto industriale e quello dei trasporti, contribuendo così a combattere il riscaldamento globale. Per portare su scala le iniziative attuali saranno necessari investimenti significativi in termini di ricerca e sviluppo, collaborazione lungo tutta la catena del valore, chiare strategie di partnership e valutazioni accurate dei business case. Le organizzazioni devono instaurare un’adeguata collaborazione lungo tutta la filiera produttiva, assicurarsi la fornitura, sviluppare competenze sull’idrogeno e far leva sulle tecnologie digitali disponibili, con l’obiettivo di rendere efficienti e scalabili le iniziative sull’idrogeno a basse emissioni di carbonio. Anche se non sarà facile, abbiamo l’opportunità di dar vita a un futuro ‘decarbonizzato’.”

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