Sostenibilità

Il settore energy e utility gioca la carta della sostenibilità

Le grandi organizzazioni sono in prima linea nel percorso verso la sostenibilità e stanno gradualmente passando dal considerare la sostenibilità non più come una minaccia, ma come un’opportunità, adoperandosi per svolgere un ruolo chiave nella transizione verso l’energia pulita

Pubblicato il 23 Nov 2020

Massimiliano Mazza

Head of Energy, Utilities, Services di Capgemini in Italia

Il settore energy e dei servizi pubblici ha raggiunto un punto di svolta in ambito di sostenibilità: la domanda di petrolio potrebbe non essere più quella dei livelli pre-pandemia, considerato che le economie di molti Paesi stanno intraprendendo azioni decisive verso un futuro sempre più ecologico. Oltre al fatto che, con l’approssimarsi dei cosiddetti “pacchetti verdi”, come lo European Green Deal, e di altre scadenze normative relative alla riduzione della CO2, il mancato intervento in quest’ambito rischia di diventare oneroso.

A fronte di questa situazione, le grandi organizzazioni sono in prima linea nel percorso verso la sostenibilità, dichiarando obiettivi chiari e ambiziosi per la riduzione o l’eliminazione del carbonio dalle rispettive catena del valore, con le principali utility europee a fare da apripista. Queste organizzazioni stanno gradualmente passando dal considerare la sostenibilità non più come una minaccia, ma come un’opportunità, e si stanno adoperando per svolgere un ruolo chiave nella transizione verso l’energia pulita.

Energy e utility, aumenta la sostenibilità e gli investimenti in fonti di reddito non inquinanti

Secondo un recente studio Capgemini Research Institute dal titolo “Powering Sustainability: Why energy and utility companies need to act now and help save the planet”, il 64% delle organizzazioni dichiara di aver generato un aumento delle entrate da operazioni sostenibili, mentre il 59% investe in almeno sei fonti di reddito non inquinanti, tra cui l’idrogeno verde. Tra gli altri benefici di questi investimenti sostenibili c’è anche l’aumento del valore del brand, grazie alla percezione positiva riguardante l’impegno verso l’ambiente, il sociale e la governance (Environment, Social, Governance – ESG).

Nonostante questi progressi, le organizzazioni del settore energetico e dei servizi pubblici continuano a fare fatica nel trasformare le proprie intenzioni in realtà. Mentre il 57% dichiara infatti di avere un approccio maturo, con iniziative di sostenibilità ampiamente diffuse in tutta l’organizzazione e a beneficio dei propri clienti in termini di responsabilità ambientale, questa maturità relativamente forte non si riflette in altre aree: meno della metà delle organizzazioni (42%) ha pratiche mature per ridurre le emissioni Scope 1 e solo il 3% ha procedure mature per affrontare le emissioni Scope 3.

Nel quadro definito dall’Accordo di Parigi per limitare il global warming, solo il 6% delle organizzazioni che si occupano di energia e di servizi pubblici sono attualmente sulla buona strada per raggiungere gli obiettivi prefissati, con tre organizzazioni su cinque che affermano di non essere in grado di raggiungerli o di non essere sicure di poterlo fare.

Per poter soddisfare gli obiettivi posti dall’Accordo di Parigi entro i tempi stabiliti, è necessario che le organizzazioni inizino a trasformare radicalmente i propri modelli di business, limitando progressivamente gli investimenti di capitale nelle aziende che per crescere utilizzano combustibili fossili, creando una tabella di marcia per eliminare gradualmente le attività ad alta intensità di emissioni e dirottando il capitale verso le energie rinnovabili e le operazioni a basse emissioni. È necessario inoltre massimizzare l’utilizzo di energie rinnovabili e gli investimenti nelle stesse, utilizzare la tecnologia per accelerare il percorso di sostenibilità, offrire ai clienti soluzioni a basse emissioni ed energia pulita per ridurre le emissioni Scope 3, e ampliare l’inclusione sociale e gli sforzi in materia di sostenibilità economica.

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Il ruolo della tecnologia nella riduzione delle emissioni di CO2

Sicuramente, la tecnologia gioca un ruolo fondamentale nella riduzione delle emissioni di CO2. Già ora sta contribuendo ad accelerare il cammino verso la sostenibilità in una serie di importanti aree, come la cattura di CO2, l’automazione nel tracciamento e comunicazione delle emissioni, la manutenzione degli asset e la prevenzione di flaring, venting e perdite nelle operazioni attraverso l’uso di IoT, AR/VR, droni e modellazione 3D. Le organizzazioni dovrebbero iniziare il prima possibile a considerare il potenziale della tecnologia nel contribuire a promuovere la sostenibilità.

In conclusione, se pensiamo che quasi il 75% delle emissioni di CO2 provengono dal consumo di energia, il settore energetico e delle utility dovrebbe essere tra i primi a adottare e promuovere soluzioni trasversali a settori e consumatori che possano portare un beneficio concreto in termini di sostenibilità. Ma la questione è sempre più rilevante sotto molti aspetti per tutti i settori: gli investitori stanno sempre più distinguendo tra aziende che stanno avanzando in modo deciso verso la sostenibilità e quelle che rimangono indietro. Inoltre, la transizione verso l’energia pulita presenta numerose opportunità per chi si muove in anticipo: le aziende con iniziative di sostenibilità avanzate in corso hanno maggiori ricavi, migliorano la propria reputazione e sono percepite positivamente dagli investitori e dalle autorità di regolamentazione.

In particolare, per quanto riguarda i benefici economici, una recente analisi, sempre di Capgemini, dal titolo “Fit for Net-Zero: 55 Tech Quests to Accelerate Europe’s Recovery and Pave the Way to Climate Neutrality”, ha individuato 55 progetti tecnologici che presentano il potenziale per creare un mercato di beni e servizi a valore aggiunto lordo annuo fino a 790 miliardi di euro, favorire una riduzione fino a 871 milioni di tonnellate di emissioni di CO2 e creare quasi 13 milioni di posti di lavoro entro il 2030, sia attraverso l’introduzione di nuovi lavori sia tramite la trasformazione di quelli esistenti. Queste tecnologie hanno il potenziale per offrire risultati trasformativi veloci e scalabili in termini di sostenibilità in cinque settori economici interconnessi: energia, edilizia e costruzioni, industria, trasporti, alimentare e uso del suolo.

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Massimiliano Mazza
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