Intervista

Innovability, come far convivere innovazione e sostenibilità

Intervista a Ernesto Ciorra, Direttore Innovability del Gruppo Enel e docente della 24ORE Business School. “Scegliere soluzioni relative alla transizione energetica, per un’azienda, significa risparmiare e avere meno rischi”.

Pubblicato il 19 Mag 2022

Innovazione e sostenibilità: due termini molto utilizzati in questo periodo, che solo in apparenza potrebbero apparire in contrasto fra loro. Quando si pensa all’innovazione, infatti, si pensa a un aumento dell’utilizzo delle tecnologie, quindi a un maggiore dispendio di energia. In realtà, il modo per farli convivere esiste, tanto che il Gruppo Enel ha coniato il termine “Innovability”, crasi proprio di innovazione e sostenibilità.

innovazione sostenibilità

Per saperne di più, EnergyUp ha intervistato Ernesto Ciorra, Direttore Innovability del Gruppo Enel e docente della 24ORE Business School.

Innovability e formazione

Che cosa si intende per Innovability, e quanto è importante investire sulla formazione in questo specifico campo?

“In pochissime parole, l’Innovability – che nasce dall’unione tra “innovazione” e “sostenibilità” – è quel tipo di innovazione che rende il mondo un posto migliore, e che consente alle aziende di sopravvivere. L’innovazione è il cambiamento, ovvero lo strumento, mentre la sostenibilità è il fine. Essere sostenibili, oggi, significa essere in grado di usare l’innovazione per abilitare un mondo migliore.

Posso usare a riguardo una metafora biologica: quasi il 100% di quello che siamo oggi a livello cellulare, tra 15 anni non ci sarà più, e questo perché tutti noi – esseri viventi – ci rinnoviamo costantemente per poter sopravvivere. Allo stesso modo le aziende, visto che cambia il mercato, le tecnologie e i bisogni, hanno bisogno di rimanere sempre aggiornate proprio con lo scopo ultimo di continuare a esistere. Lavorare in maniera armonica con l’ambiente significa essere sostenibile, e lo stesso vale per l’azienda, che deve essere capace di mantenere un rapporto armonico con clienti e dipendenti: anche questa è sostenibilità aziendale. La stessa cosa vale nei confronti dell’ambiente: se non lavori in maniera armonica con esso, l’ambiente (e non solo) prima o poi ti si ritorcerà contro.

Sempre usando una metafora biologica, possiamo paragonare l’apoptosi (che è il continuo rinnovamento delle nostre cellule, che muoiono e si rigenerano) alla formazione, perché solo se si riesce a rinnovare sé stessi, e di conseguenza le proprie competenze, si riesce a sopravvivere. Formarsi è naturale, tanto quanto lo è adattarsi al cambiamento. La formazione è quindi una naturale necessità. Se intorno a noi tutto cambia, anche noi dobbiamo cambiare. La formazione non può più essere vista come un optional, ma come una vera e propria necessità fisiologica”.

Sostenibilità e innovazione

Dal punto di vista delle aziende, invece, quanto è importante essere sostenibili? 

“Come ho detto, la sostenibilità richiede un’innovazione continua, e l’innovazione – per essere davvero utile – deve essere sostenibile. In Enel, per esempio, siamo convinti che la sinergia tra innovazione e sostenibilità possa aiutare a trovare soluzioni in grado di migliorare concretamente il mondo. È fondamentale capire che senza innovazione un’azienda non può considerarsi sostenibile. Oggi qualunque realtà non sostenibile è destinata alla chiusura nel breve-medio termine, perché se non restituisce nulla alla comunità allargata (che siano cittadini, altre aziende, o associazioni del terzo settore), quest’ultima la taglierà fuori dal mercato. Dobbiamo capire che la sostenibilità non è esclusivamente questione di morale o di etica, ma si riflette sull’intero modello di business. Se non sono sostenibile, con il passare del tempo il mio stesso business mi sarà precluso. Le aziende di tutto il mondo stanno iniziando a trasformare i propri prodotti per essere sempre più sostenibili. E se il mondo e le aziende cambiano, conseguentemente anche le nostre competenze devono essere stimolate per poter cambiare continuamente. È doveroso aggiornarsi e formarsi costantemente. Ad esempio, frequentando Master in Innovation Management e Sostenibilità (due casi recenti, in questo senso, sono rappresentati dai Master in Innovation Management e Sostenibilità della 24ORE Business School) rivolti nello specifico a manager, imprenditori e Innovation manager che vogliano affinare le proprie competenze e acquisire gli strumenti per definire un modello di sviluppo dell’innovazione che sia anche – e soprattutto – sostenibile”.

In che modo l’innovazione delle aziende può realmente guidare il processo di transizione energetica dell’Italia?

“Bisogna comprendere perché è importante adottare tecnologie che non impattino sul clima: scegliere soluzioni relative alla transizione energetica, per un’azienda, significa risparmiare e avere meno rischi. Come dicevo, non è questione solo di etica, ma di business. Per esempio, se un’azienda avesse fatto un contratto per la fornitura di energia rinnovabile della durata di 10 anni, oggi non si interesserebbe minimamente dell’aumento del gas dovuto alla situazione emergenziale in atto tra Russia e Ucraina. Il problema è sempre la fonte fossile: quanto costano, invece, il vento e il sole? Finché non verranno tassati, zero. La transizione energetica non si fa esclusivamente per bontà d’animo, ma molto più pragmaticamente perché azzera i rischi e abbatte quasi totalmente i costi. Anche le rinnovabili, però, possono avere un problema: se non piove, se non c’è sole e se non c’è vento, come faccio ad alimentare quello che devo alimentare? Serve un modo per immagazzinarle proprio per far fronte a eventuali periodi di carenza: questo è possibile tramite nuove soluzioni tecnologiche (un esempio virtuoso è l’azienda svizzera Energy Vault, che si occupa di storage con un sistema di blocchi di materiali solidi in movimento, un metodo sicuramente più efficiente e non soggetto a degrado rispetto a quello delle classiche batterie), i cui costi sono sempre più bassi grazie al progredire dell’innovazione. In Enel, in 6 anni abbiamo ridotto del 60% il costo dell’energia eolica e solare. Come? Attraverso l’innovazione, ovvero rendendo sostenibile sul piano economico quello che lo è sul piano ambientale. Un altro importante fattore che dovrebbe spingere sempre più aziende (e persone) ad abbracciare le rinnovabili è rappresentato dalla dipendenza geopolitica. Si può essere dipendenti da altri Paesi per rifornimenti di acqua, vento, e luce solare? No, ovviamente. E viste le recenti notizie riguardanti il gas proveniente dalla Russia, questo aspetto acquisisce una fondamentale importanza. Innovare rende sostenibili sul piano economico e ambientale: si tratta di uno strumento di libertà”.

Sostenibilità_innovazione

Sostenibilità nello Spazio

Enel vuole arrivare anche sulla Luna, grazie alla collaborazione con Thales Alenia Space ASI: quali sono le motivazioni? Perché la sostenibilità e la “corsa allo Spazio” possono convivere?

“In Enel, anche grazie al coinvolgimento dell’Agenzia Spaziale Italiana, vogliamo testare innovazioni disruptive per rispondere a sfide fondamentali che oggi esistono sulla Luna, ma che nel prossimo futuro potranno arrivare anche sulla Terra. Faccio due esempi di sentieri che stiamo esplorando attraverso questo progetto:

  • come fare per distribuire energia sulla Luna e, ad esempio, caricare un rover lunare (che funziona ad elettricità)? Di certo la soluzione ottimale non può essere quella di delegare il compito a un astronauta. Enel sta quindi testando tecnologie per la trasmissione dell’energia elettrica senza fili, una modalità che peraltro non esiste nemmeno sulla Terra, in modo da coprire lunghe distanze, dai generatori di energia ai punti di utilizzo (ad esempio, la base lunare o i punti di ricarica dei rover). Se sulla Luna il progetto si dovesse dimostrare vincente, però, questa tecnologia innovativa potrà essere studiata e implementata anche qui.
  • Lo sbalzo termico rappresenta un altro grande problema: sulla Luna le temperature possono oscillare da 120°C a -130°C a seconda delle zone d’ombra. È importante quindi avere strumenti che non si congelino o surriscaldino durante l’esercizio. Lo sviluppo di tecnologie che possono resistere a climi estremi significa creare processi in grado di svolgere un lavoro eccellente anche negli angoli caratterizzati dal clima più estremo presenti sul nostro pianeta. Dobbiamo vedere quindi la Luna come uno stress test che ci fa uscire dalla comfort zone a cui siamo abituati.

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Innovazione e pandemia

Sempre di più, dai metodi lavorativi convenzionali si sta passando a quelli supportati dalla tecnologia, soprattutto con l’avvento della pandemia. Quanto il Covid-19 ha cambiato l’approccio delle aziende italiane nei confronti dell’innovazione?

“La pandemia è stato un evento senza dubbio doloroso per l’elevato numero di decessi e ospedalizzazioni, per le problematiche legate ai periodi di lockdown e per la crisi economica che ne è conseguita, ma sotto alcuni punti di vista ha rappresentato anche una “sveglia”: chi non si era preparato prima ha sofferto tanto, chi invece era pronto ha addirittura colto vantaggi competitivi sulla strada della ripresa. Come dicevo, l’innovazione rende flessibili nelle discontinuità, e perdere la flessibilità significa, prima o poi, spezzarsi sotto il peso di eventi di portata così grande. Citando sempre l’esempio di Enel, già prima della pandemia le ispezioni dei nostri impianti erano realizzate grazie all’ausilio di computer, droni e robot. Chi, invece, ancora delegava al 100% agli operatori come si faceva decine di anni fa, con l’avvento della pandemia ha dovuto bloccare tutto. Da inizio marzo 2020 tutta l’azienda è stata messa in smart working, ma chiaramente le centrali non sono state bloccate, perché potevano venire controllate da remoto. Gli unici addetti rimasti “sul campo” sono stati quelli che dovevano fare la manutenzione e l’aggiornamento delle reti: medici e infermieri sono stati i veri eroi degli ultimi due anni, e su questo non c’è dubbio, ma anche i nostri operai sono stati in prima linea, in un certo senso, dato che hanno dovuto mantenere e aggiornare tutte le reti per creare ridondanze diventate improvvisamente fondamentali per tutti gli ospedali (per fare un esempio, accendere contemporaneamente anche solo il 40% delle terapie intensive d’Italia manderebbe in blackout l’intero Paese; in più, aggiungendo anche il consumo d’emergenza legato all’installazione di nuovi ventilatori polmonari, è stato obbligatorio dotare le cabine degli ospedali di una ridondanza a dir poco eccezionale per prevenire interruzioni di energia). La tecnologia che abbiamo sviluppato negli anni precedenti ci ha permesso anche di autoriparare le reti, grazie ad algoritmi che calcolano i rischi di default e nel caso di anomalie sono in grado di risalire e ripristinare autonomamente la rete danneggiata. In generale, però, le aziende italiane non erano (e non sono ancora) abituate al modello dello smart working, e il lavoro da fare in questo senso rimane ancora tanto. Oltre a far propri i nuovi valori portati dal digitale, le aziende hanno la responsabilità di integrarne anche di nuovi: uno di questi è sicuramente legato alla consapevolezza dell’impatto sull’ambiente, con l’obiettivo concreto di poter offrire risposte efficaci ai bisogni delle persone e del mercato. Alle aziende, in definitiva, viene chiesto di perseguire un futuro sostenibile, che inevitabilmente comporterà cambiamenti anche all’interno del panorama aziendale”.

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Pierluigi Sandonnini
giornalista

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