Studi

L’addio al gas russo passa dall’efficientamento del settore civile

In Italia ben 17,5 milioni di abitazioni sono riscaldate con il gas, consumando curca 32 miliardi di metri cubi di gas ogni anno, pari a circa il 43% del fabbisogno nazionale

Pubblicato il 08 Apr 2022

La necessità di abbandonare rapidamente la nostra dipendenza dal gas russo è ormai entrata nell’agenda politica con la crisi Ucraina. Ovviamente il nodo sta nel come: mentre da una parte c’è chi invoca la necessità di riapertura delle centrali a carbone e di un ritorno al nucleare, secondo uno studio Elemens “Dal Gas alle rinnovabili. Scenari e benefici economici dalla decarbonizzazione dei sistemi di riscaldamento degli edifici” elaborato per Legambiente e Kyoto Club, la strada maestra è quella dell’efficientamento del parco edilizio e dell’elettrificazione dei consumi per il riscaldamento domestico. Il punto di partenza sono i numeri dei consumi civili, che valgono 32 miliardi di metri cubi di gas ogni anno (su 76 complessivi, per circa il 43% importati proprio dalla Russia), il 43% di quelli nazionali e contribuiscono in maniera significativa a inquinare le città e a surriscaldare il Pianeta. Nella nostra Penisola sono 17,5 milioni (su circa 26 milioni) le abitazioni che utilizzano caldaie a gas per il riscaldamento, a testimonianza della pervasività di questa fonte per il nostro approvvigionamento energetico.

La riqualificazione del patrimonio edilizio

Secondo lo studio, per invertire la rotta occorrerebbe riqualificare ogni anno il 3% del patrimonio edilizio (come prevede la nuova strategia europea Renovation Wave) portandolo da una performance media di consumo di energia finale termica di 136 kWh/m2/anno (media attuale tra residenziale e civile) a circa 50 kWh/m2/anno. Altrettanto importante sarebbe l’elettrificazione i consumi per il riscaldamento domestico puntando sulle pompe di calore. In questo modo i consumi di gas si potrebbero ridurre nel giro di tre anni, ossia al 2025, di oltre 5,4 miliardi di metri cubi all’anno per arrivare al 2030 a ben 12 miliardi di metro cubi, pari al 41% delle importazioni dalla Russia e arrivando ad avere un risparmio di emissioni di gas climalteranti pari a 22 milioni di tonnellate di C02 oltre che a un risparmio in bollette per le famiglie. Inoltre, la riduzione del consumo di gas comporterebbe un ulteriore beneficio, legato alla riduzione degli incidenti che ogni anno avvengono legati al suo consumo. Fondamentale, per ottenere questi risultati, sarà la modifica delle politiche di incentivo per le riqualificazioni edilizie: secondo Enea nel 2020 c’è stata una riduzione di 0,3 miliardi di metri cubi di consumi gas a fronte di 27 miliardi di euro di detrazioni fiscali.

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Le misure normative necessarie

In questo contesto, Legambiente e Kyoto Club rilanciano una serie di proposte per accelerare questo processo di decarbonizzazione: riformare l’econobus (passare da incentivi legati alle tecnologie al premiare interventi integrati che riducano i fabbisogni energetici degli edifici attraverso i più efficaci interventi di coibentazione, sostituzione di impianti e reti, inserimento di tecnologie per l’autoproduzione da fonti rinnovabili); prevedere nell’arco di tre anni la progressiva eliminazione delle agevolazioni IVA e accise su gas, senza dimenticare la progressiva decarbonizzazione dei sistemi di riscaldamento degli edifici con l’eliminazione degli incentivi per l’installazione delle caldaie a gas (2023 esclusione dal superbonus 110%, 2026 esclusione dalla detrazione del 50%) e divieto di installazione nei nuovi interventi edilizi (2024) e nelle ristrutturazioni degli interi edifici (2027) nella prospettiva di elettrificazione e diffusione di pompe di calore integrate con fonti rinnovabili.

Il caso Sardegna

La Sardegna, ad oggi l’unica regione italiana non ancora metanizzata tramite la rete nazionale, potrebbe diventare una ragione laboratorio per la degassificazione del Paese. Secondo Legambiente e Kioto club questa condizione deve essere sfruttata come un’opportunità per sperimentare gli effetti delle politiche di elettrificazione, mettendo in abbinamento l’efficientamento degli edifici con una massiva penetrazione della generazione e autoproduzione da rinnovabili, sistemi di accumulo. Come peraltro messo in evidenza dagli esiti del Capacity Market, che vedono come maggiori vincitori in Sardegna gli accumuli elettrici, i quali sono in grado di fornire oggi i medesimi servizi delle centrali fossili.

“L’attuale crisi energetica – ha dichiarato Edoardo Zanchini, vicepresidente di Legambiente – ha messo in evidenza la fragilità di un sistema energetico largamente basato sulle importazioni di fonti fossili e in particolare di gas. In tutto ciò in Italia continuiamo a incentivare il gas, unico paese al mondo che regala caldaie a metano spendendo miliardi di euro ogni anno, una follia che stiamo pagando a caro prezzo. Tutti i paesi europei e le città stanno cambiando rotta, anche l’Italia ha tutto l’interesse a scegliere questa strada eliminando da subito il rimborso del 110% delle spese per le caldaie a gas, perché l’obiettivo è liberarsi dalle fossili e sostituire questi impianti con pompe di calore, come ha appena deciso di fare la Francia. E nelle nuove case, che sono già a standard Nzeb, vietare l’utilizzo del gas già dal prossimo anno. Possiamo raggiungere risultati ambiziosi scegliendo come priorità gli edifici più energivori e premiando chi più riduce i consumi, e aiutando chi oggi sta più soffrendo la crisi con interventi negli edifici di edilizia residenziale pubblica e dove vivono le famiglie in condizioni di povertà energetica. In questo modo in pochi anni possiamo ottenere un risultato superiore alla costruzione di un nuovo gasdotto ma con benefici in termini di lavoro in Italia e riduzione delle bollette per le famiglie che possono arrivare all’80%”.

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