Consumi energetici

L’Enea conferma: il 2020 è stato caratterizzato da meno consumi di energia e meno CO2

La pandemia ha trascinato verso il basso domanda e prezzi dell’energia, soprattutto a causa della diminuzione del fabbisogno dei beni petroliferi. Ma le rinnovabili non hanno sfondato

Pubblicato il 08 Mar 2021

La pandemia da Covid-19 ha rispettato le promesse che su EnergyUp avevamo già tratteggiato un anno fa, in concomitanza con il primo lockdown: le restrizioni hanno portato a un calo record  dei consumi di energia (-10% rispetto al 2019) e delle emissioni di CO2 (-12%), che sono ora inferiori del 40% rispetto ai livelli del 2005, nonchè degli stessi prezzi. La conferma arriva dall’Analisi trimestrale del sistema energetico italiano dell’ENEA, secondo cui la contrazione della domanda di energia è la stata più elevata dal biennio 1943-44, quando l’Italia era in piena Seconda guerra mondiale; nell’ultima grande crisi economica, nel 2009, i consumi si erano infatti ridotti ‘solo’ del 5,7%. In realtà, buona parte del calo del fabbisogno di energia primaria (ben il 60%) è addebitabile soprattutto alla netta diminuzione della domanda di petrolio, a sua volta provocata dalla forte riduzione del traffico stradale e aereo (frutto delle restrizioni alla libertà di movimento delle persone). Non a caso, il calo dei consumi di energia è stato maggiore di quello del PIL (-8,9%), con conseguente decremento dell’intensità energetica.

Il calo del peso delle fonti fossili

Anche le stesse emissioni di CO2 sono diminuite più dei consumi di energia (12% contro 10%), poiché il decremento ha riguardato soprattutto fonti fossili e, in particolare, quelle a maggiore intensità carbonica come petrolio e carbone utilizzate per la mobilità. Il forte passo all’indietro nella domanda di petrolio (e del carbone) ha spinto al minimo storico dal 1961 la quota di fossili nel mix energetico (72% contro il 74% del 2019), mentre il gas si è rafforzato come prima fonte energetica in Italia (37,4%), anche se con consumi in calo del 5,6% rispetto all’anno precedente.

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La domanda di energia elettrica è invece diminuita invece di un più contenuto 5,3%, con un calo particolarmente marcato tra marzo ed aprile, quando la chiusura delle attività produttive ha ridotto i consumi elettrici industriali di circa il 30% su base annua. Con il progressivo allentamento delle misure la riduzione tendenziale si è progressivamente attenuata: dal -14% del II trimestre al -2,5% del III e al -0,4% del IV, con variazioni positive a novembre e dicembre. Questa diminuzione meno accentuata ha portato così a un aumento dell’“elettrificazione” del sistema energetico nazionale, cioè della quota di consumi di energia coperti da elettricità, salita al 21%, nuovo massimo storico per il Paese.

Giù i prezzi dell’energia

“Il settore elettrico – sottolinea Francesco Gracceva dell’Enea, – si è trovato a dover gestire il forte incremento della generazione rinnovabile non programmabile che ha raggiunto nuovi massimi storici (20% su base mensile a maggio, oltre il 70% su base oraria), con costi crescenti per la gestione in sicurezza del sistema. Inoltre è a livelli critici il margine di capacità installata necessario a coprire la domanda”.   La diminuzione della domanda ha anche avuto effetti sui prezzi dell’energia elettrica, che per le imprese sono diminuiti del 15% per tutte le fasce di consumo, collocandosi intorno ai minimi del decennio (tanto che sono molti i dubbi sulla sostenibilità del mercato sul lungo termine). Per i consumatori domestici la riduzione del prezzo è stata di circa il 10%.  Sul fronte gas, il prezzo per le imprese ha subito cali superiori al 20%, con valori vicini ai minimi decennali, soprattutto per le imprese più grandi.  Nell’insieme, il disavanzo commerciale relativo le tecnologie green è stato di 1,1 miliardi di euro, il 60% in più rispetto al 2019, a fronte di una riduzione del 14% dell’import totale di merci.  In positivo, invece, c’è stato il raggiungimento del pareggio commerciale nel fotovoltaico (per anni caratterizzato da massicce importazioni dall’estero) e da e un lieve aumento delle esportazioni di veicoli elettrici ibridi plug-in (PHEV).

Il mancato balzo in avanti delle rinnovabili

Sulla strada della decarbonizzazione, però, c’è ancora molto da fare: grazie alla riduzione dei consumi energetici totali, la quota di rinnovabili  sui consumi finali è stata pari nel 2020 al 20% circa (+2 punti percentuali rispetto al 2019), un dato che consente all’Italia di superare il target Ue del 17% al 2020. Ma “Se i consumi totali fossero rimasti sui livelli del 2019 la quota di FER si sarebbe fermata poco oltre il 18,1%, a conferma del fatto che la progressione verso il target stabilito nel PNIEC per il 2030 (30%) rimane lenta, e ancor più lontano risulta il nuovo target Ue. Il 2020 ha infatti segnato un ulteriore rallentamento delle installazioni di nuova capacità elettrica rinnovabile, ferme a circa 1/4 di quanto sarebbe necessario per raggiungere gli obiettivi 2030”, conclude Gracceva.

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Gianluigi Torchiani

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