Sostenibilità

L’impatto del Covid-19 sul climate change

L’attenzione all’emergenza sanitaria e l’impegno nel contrasto al contagio hanno portato in secondo piano la lotta ai cambiamenti climatici, ma si possono trarre preziosi insegnamenti dall’esperienza vissuta nei primi mesi del 2020: tutelare la salute e il benessere dei cittadini, prendere in carico i problemi e concordare le strategie per la loro risoluzione sia a livello internazionale, che locale; attuare politiche di sostegno all’economia che tengano in considerazione la tematica ambientale

Pubblicato il 29 Mag 2020

Stefano Fraire

architetto, Fondazione Links

Raffaella Palumbo

dottoressa, Fondazione Links

L’emergenza sanitaria che si è verificata nei primi mesi del 2020 ha polarizzato l’attenzione sul tema del Covid-19, rischiando di mettere in secondo piano il problema dei cambiamenti climatici. Non solo i fondi pubblici tendono ad essere allocati in prevalenza al settore sanitario, ma alcune politiche attuate precedentemente non sono più compatibili con le misure cautelative attuali (ad esempio in materia di plastiche monouso o trasporti).

Il momento di stop forzato delle attività e della mobilità può, però, essere utile per la comprensione di alcuni fenomeni legati ai cambiamenti climatici. Inoltre, la presa in carico dei problemi e la costruzione di strategie volte alla lotta contro il Coronavirus, così come contro i cambiamenti climatici, presentano alcuni punti di contatto: l’impegno a livello internazionale e la concertazione/attuazione in ambito locale risultano fondamentali per il raggiungimento degli obiettivi.

Covid-19 e cambiamenti climatici: due temi divergenti

I temi afferenti all’ambito sanitario e ambientale presentano delle caratteristiche divergenti: a prima vista sembra che uno escluda l’altro, sia nel grado di attenzione dei cittadini che nelle policy attuate.

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Polarizzazione dell’attenzione dei cittadini e dei media

Il tema dei cambiamenti climatici ha assunto un’importanza crescente negli ultimi anni, in molti casi attraverso un processo bottom up, che ha previsto un aumento della consapevolezza da parte dei cittadini, i quali hanno spinto i governi ad attuare un certo tipo di policy a salvaguardia dell’ambiente. Se analizziamo il grafico sotto riportato[1] si può notare la frequenza delle ricerche attraverso le parole chiave “cambiamenti climatici”, negli ultimi 5 anni, in Italia.

Frequenza di ricerca su Google delle parole “cambiamenti climatici in Italia 2015-2020(Elaborazione dati Google Trends)

I picchi di attenzione si registrano in due periodi: fra il 10 e il 16 marzo 2019 e fra il 22 e il 28 settembre 2019 ed entrambi le date sono collegate ad iniziative del movimento internazionale “Friday For Future”.

Il 15 marzo 2019 è il giorno in cui è stata organizzata una manifestazione pacifica per aumentare l’attenzione in materia di cambiamenti climatici. L’azione ha coinvolto più di un milione di giovani, in varie parti del mondo, fra cui 17 città italiane[2].

Dal 20 al 27 settembre, si è tenuta la “WeekForFuture”, una settimana di scioperi a livello mondiale, in concomitanza con il summit dell’ONU sul clima, organizzato a New York, il 23 settembre.

L’attenzione alla tematica ambientale e ai cambiamenti climatici è sicuramente cresciuta negli ultimi anni, ma ha subito una battuta d’arresto nei primi mesi del 2020, come si evince dal grafico riportato sotto, che prende in esame l’ultimo anno.

Frequenza di ricerca su Google delle parole “cambiamenti climatici” in Italia 2019-2020(Elaborazione dati Google Trends)

Se confrontiamo le ricerche in materia di cambiamenti climatici con quelle legate alla parola “covid”, nei mesi compresi fra febbraio e maggio, è evidente come ci sia una netta polarizzazione dell’attenzione sul tema della pandemia, piuttosto che sull’ambiente.

Frequenza di ricerca su Google delle parole “cambiamenti climatici” e “covid” in Italia 2020 (Elaborazione dati Google Trends)

L’incompatibilità di alcune politiche attuate prima dell’emergenza sanitaria

Negli ultimi mesi, alcune policy messe in atto, o considerate delle buone pratiche nella lotta al cambiamento climatico, sono state messe in discussione.

Un primo esempio sono le politiche in materia di trasporti. Esse privilegiavano l’uso dei mezzi in comune, che ora sono difficilmente compatibili con le misure di distanziamento sociale. Si richiede perciò una nuova organizzazione o un’incentivazione di mezzi alternativi, in particolare di mobilità dolce.

Un altro esempio è dato dalla normativa in materia di plastiche monouso, come la direttiva dell’Unione europea UE 2019/904[3]. Alcuni dispositivi di protezione individuale, come le mascherine e i guanti, vengono realizzati da più strati di polimeri diversi, rendendo difficile il riciclaggio. Anche nel caso in cui vengano realizzati in materiale riciclabile, la possibile contaminazione non sempre consente uno smaltimento sostenibile. Inoltre, oltre al fatto che la pratica della consegna a domicilio ha provocato un incremento nell’utilizzo di sacchetti di plastica e materiale usa e getta[4], in molti paesi si attenuano le misure atte a diminuire il consumo di plastica: in Italia, ad esempio, è stata rinviata al 2021 la Plastic Tax, che sarebbe dovuta entrare in vigore nel luglio 2020[5].

Infine, quest’anno poteva essere un punto di svolta per le politiche climatiche e la transizione energetica, visto l’andamento degli ultimi anni[6]. La diffusione del Covid-19 ha stravolto la situazione portando in risalto le vulnerabilità del sistema energetico. I gestori delle reti hanno registrato un netto calo della domanda di energia (consumi), che ha causato un’instabilità dei prezzi creando frizioni anche geopolitiche sul sistema. Questi eventi potrebbero causare un ritardo alla transizione energetica come era prevista[7].

Accanto al tema delle policy non più attuali c’è quello dell’utilizzo di fondi pubblici, prevalentemente destinati all’ambito della sanità e degli incentivi economici, a discapito di una transizione ecologica finalizzata alla lotta al cambiamento climatico, nonostante l’approvazione del Green Deal nel mese di gennaio 2020, da parte della Commissione Europea[8]. Infatti, gli aiuti pubblici destinati ai settori inquinanti (come settore aereo, auto e forse petrolifero) potrebbero cambiare irrimediabilmente la strada che si era presa verso una transizione green.

Covid-19 e cambiamenti climatici: punti di contatto

L’emergenza sanitaria innescata dall’epidemia Covid-19 ha stravolto i modelli di vita di gran parte delle società mondiali sotto diversi aspetti, a partire dal divieto di spostamento e libertà individuali, fino allo stop forzato delle attività industriali (definito “lockdown”).

Accanto alla divergenza fra le tematiche dei cambiamenti climatici e la diffusione del virus, si possono osservare, in questo contesto, alcuni punti di contatto. In primo luogo, tutto il mondo sta vivendo un periodo di esperimento sociale, da cui è possibile trarne degli insegnamenti. In secondo luogo, l’approccio utilizzato per la risoluzione del problema sanitario ci può dare indicazioni per la modalità da utilizzare per prevenire i rischi dovuti ai cambiamenti climatici, e viceversa.

Le conseguenze dello stop imposto dalle misure di contenimento dell’epidemia provocata dal virus Sars-cov-2

La prima conseguenza che si registra è in materia energetica: a livello mondiale la domanda di energia elettrica è diminuita a causa del lockdown, mentre l’uso residenziale è aumentato, ma non compensa il calo di quello industriale.

In Italia si riscontra una netta diminuzione del fabbisogno elettrico nazionale a partire dai primi giorni di marzo e, di pari passo con i decreti restrittivi del Governo, cala vertiginosamente arrivando a toccare il minimo nella prima settimana di aprile (-27,5% rispetto allo stesso periodo degli anni precedenti[9]).

L’andamento del fabbisogno elettrico nazionale – richiesta giornaliera (Elaborazione Fondazione LINKS su dati TERNA e GME)

La crisi dovuta all’emergenza sanitaria colpisce, quindi, un’ampia gamma di mercati energetici. Il prezzo della benzina ha registrato un drastico calo dal 2019, così come con il petrolio che ha registrato una diminuzione di circa il 60% da inizio anno[10].

Un’altra conseguenza registrata è il miglioramento della qualità dell’aria dovuto alla chiusura delle industrie e al notevole calo della mobilità. Nonostante gli ultimi anni abbiamo portato alcuni miglioramenti attraverso l’impiego di biocarburanti ed elettricità, i combustibili fossili restano ancora i protagonisti nel settore dei trasporti e causano grandi quantità di emissioni inquinanti in atmosfera. Durante le misure restrittive dovute all’emergenza sanitaria, si è registrato un calo della mobilità delle persone di circa il 60% in Italia e Inghilterra e del 30% circa negli Stati Uniti (dato aggiornato al 10 maggio[11]). In Italia, nel mese di aprile è stato addirittura raggiunto un decremento pari all’85%.

L’andamento della mobilità delle persone nell’anno 2020 (Elaborazione e dati Apple)

Uno degli aspetti positivi che questa crisi lascerà è la prova, o la comprensione, che, in futuri casi emergenziali di qualsiasi natura, anche climatica, ove risulterà necessario un calo dei consumi, questo si può attuare con un metodo preciso e risultati certi.

Non si sa ancora, però, se i cali riscontrati di emissioni e consumi in questi mesi di lockdown potranno dare un contributo utile alla transizione climatica ed energetica. La riduzione delle emissioni è sicuramente transitoria e influisce marginalmente sullo stock di gas serra nell’atmosfera, alla base delle variazioni climatiche[12].

Un altro punto di fondamentale importanza è l’attenzione alla tutela della salute e del benessere delle persone. Anche la lotta al cambiamento climatico si muove nella direzione della salvaguardia della salute, cercando di ovviare a numerosi rischi e pericoli legati alle variazioni climatiche, per esempio ondate di calore, incendi, inondazioni, che presentano notevoli effetti su una popolazione mondiale sempre più anziana, e quindi più fragile e vulnerabile. Un altro esempio è dato dal particolato, che proviene dalle stesse fonti di emissione dei gas serra e costituisce il primo fattore di rischio ambientale per morte prematura. L’Organizzazione Mondiale della Sanità rileva che l’83% delle città supera attualmente i livelli di concentrazione raccomandati. Il cambiamento climatico produce già ora, e sicuramente lo farà in futuro, effetti tangibili sulla nostra salute[13].

Attualmente sono in corso anche alcuni studi che cercano di analizzare la possibile correlazione fra Covid-19 e inquinamento, ad esempio il progetto Pulvirus che prevede la collaborazione di ENEA, Istituto Superiore di Sanità (ISS) e Sistema Nazionale per la Protezione Ambientale o la task force Rescop (Research Group on Covid-19 and Particulate Matter), gruppo proposto dalla Società Italiana di Medicina Ambientale. Mentre altri studi, come la ricerca “Comprendere l’eterogeneità degli esiti avversi del Covid-19: il ruolo della scarsa qualità dell’aria e le decisioni del lockdown”, condotto da Leonardo Becchetti, Gianluigi Conzo, Pierluigi Conzo e Francesco Salustri, analizzano la rilevanza statistica legata al fatto che il coronavirus colpisca maggiormente dove l’aria è più inquinata.

Presa in carico a livello internazionale del problema

La diminuzione dei consumi e dei fattori inquinanti descritti nella sezione precedente, così come la tutela della salute, sono estremamente importanti per progettare il ritorno alla normalità.

È auspicabile e addirittura indispensabile, però, che la presa in carico di questi fattori e della progettazione delle strategie da attuare sia a livello internazionale. È impensabile pensare di poter lottare contro il virus sars-cov-2, così come contro i cambiamenti climatici, ragionando a livello nazionale.

Inoltre, l’immediata necessità di far fronte all’emergenza sanitaria non dovrebbe portare all’accantonamento della tematica ambientale. Alcune riflessioni, in questa direzione, vengono dal Consiglio Europeo tenutosi il 26 marzo 2020, durante il quale i leader europei hanno adottato una dichiarazione comune in cui si afferma che “ Attualmente l’urgenza è quella di combattere la pandemia di coronavirus e le sue conseguenze immediate, tuttavia dovremmo iniziare a preparare le misure necessarie per tornare al normale funzionamento delle nostre società ed economie e a una crescita sostenibile, integrando, tra l’altro, la transizione verde e la trasformazione digitale e traendo dalla crisi tutti gli insegnamenti possibili. Ciò richiederà una strategia di uscita coordinata, un piano di rilancio globale e investimenti senza precedenti”.

Questa dichiarazione, invita la Commissione e di conseguenza gli Stati membri a considerare gli obiettivi green nel piano di intervento per lottare contro il virus Sars-cov-2.

In seguito alla dichiarazione del 26 marzo, alcuni ministri dell’ambiente europei hanno sottoscritto una lettera in cui si invita a tenere la tematica del Green Deal come tematica prioritaria nell’agenda politica europea: “Accogliamo con grande favore che i Capi di Stato e di Governo il 26 marzo abbiano invitato la Commissione a iniziare a lavorare su un piano globale di ripresa dell’Ue che comprenda la transizione verde e la trasformazione digitale. Chiediamo alla Commissione di utilizzare il Green Deal europeo quale quadro di riferimento per questo esercizio e quindi di continuare il percorso di attuazione delle iniziative ivi previste. Costituisce una nuova strategia di crescita per l’Ue, che offrirà benefici volti sia a stimolare le economie e creare posti di lavoro sia ad accelerare una transizione verde in modo sostenibile ed economico

Processi partecipativi e coinvolgimento locale

Oltre alla presa in carico a livello internazionale della lotta ai cambiamenti climatici e dell’emergenza sanitaria, un altro elemento da tenere in considerazione è la partecipazione dei cittadini e la cooperazione nell’individuazione delle strategie e delle azioni da attuare per raggiungere un obiettivo comune.

Questo processo si è rivelato di fondamentale importanza per fronteggiare l’epidemia da Sars-cov-2 ed è indispensabile anche per la lotta ai cambiamenti climatici.

A questo proposito sono già state condotte alcune sperimentazioni nell’ambito di alcuni progetti europei: ad esempio, nel Progetto Artaclim[14]. L’obiettivo principale dell’iniziativa era favorire l’introduzione di misure di adattamento ai cambiamenti climatici nell’ambito della programmazione e pianificazione territoriale delle amministrazioni locali, cioè nei piani e regolamenti locali.

Partendo dal presupposto che agendo localmente si possono raggiungere risultati efficaci e percepibili dalla popolazione, i partner di progetto hanno redatto un set di linee guida per un territorio pilota (Pinerolo, nel Torinese), giungendo alla predisposizione di una proposta di 38 strategie da inserire negli strumenti di pianificazione locale.

In questo contesto si è rilevato come la buona riuscita ed efficacia di una strategia di intervento non possa prescindere dalla concertazione e partecipazione dei principali stakeholder (cittadini, esperti del settore, amministratori locali).

Conclusioni

Sebbene sia innegabile che l’attenzione all’emergenza sanitaria e l’impegno nel contrasto al contagio da Sars-cov-2 abbiano portato in secondo piano la lotta ai cambiamenti climatici, si possono trarre preziosi insegnamenti dall’esperienza vissuta nei primi mesi del 2020. A partire da queste basi, le attenzioni che si dovrebbero considerare per il futuro sono principalmente tre:

  1. tutelare la salute e il benessere dei cittadini, facendo attenzione ai rischi che potrebbero generarsi, ad esempio, dai cambiamenti climatici;
  2. prendere in carico i problemi e concordare le strategie per la loro risoluzione sia a livello internazionale, che in ambito locale;
  3. attuare politiche di sostegno all’economia che tengano in considerazione la tematica ambientale.
  1. Google Trends, intervallo di tempo fra il 13/05/2015 e il 13/05/2020
  2. Clima, manifestazioni in tutto il mondo. Gli studenti invadono le piazze: In Italia siamo un milione, Repubblica, 15 marzo 2019
  3. Rethinkplasticalliance.eu
  4. World Economic forum, weforum.org
  5. Decreto-Legge 19 maggio 2020, n. 34 recante “Misure urgenti in materia di salute, sostegno al lavoro e all’economia, nonché di politiche sociali connesse all’emergenza epidemiologica da COVID-19”.
  6. IEA (International Energy Agency) https://www.iea.org/data-and-statistics/charts
  7. World economic forum: https://www.weforum.org/agenda/2020/05/energy-transition-index-2020-eti-clean-sustainable-power/
  8. Green Deal – http://www.pdc.minambiente.it/sites/default/files/norme/com_2020_21_final.pdf
  9. TERNA, Rete Elettrica Nazionale – https://www.terna.it/it; GME – Gestore del Mercato elettrico: https://www.mercatoelettrico.org/it/
  10. IEA – International Energy Agency : https://www.iea.org/topics/covid-19
  11. Apple – Tendenze della mobilità durante l’emergenza – dati APP Maps: https://www.apple.com/covid19/mobility
  12. Nature Climate Change: https://www.nature.com/articles/s41558-020-0797-x
  13. Lancet Countdown Report 2019 – https://www.lancetcountdown.org/2019-report/
  14. Progetto finanziato dal Programma europeo Interreg Alcotra. Partners: AGATE – Agence Alpine des Territoires (capofila), Parco Naturale Regionale dei Bauges, Unione dei Comuni di Haut-Chablais,

    Università di Grenoble Alpes/Envirhonalp, Politecnico di Torino (DIST), iiSBE Italia R&D srl, SEACoop stp, Città Metropolitana di Torino. Fondazione LINKS è consulente della Città Metropolitana nell’ambito del progetto ARTACLIM.

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