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PNRR: i finanziamenti per la transizione green ci sono, ma la spesa è lenta

Il rapporto “Italia, domani? Le sfide del PNRR tra sostenibilità e transizione energetica”, realizzato dall’Istituto per la Competitività, evidenzia un gap tra fondi ricevuti dalla Ue ed effettivamente spesi

Aggiornato il 20 Dic 2022

Il PNRR è stato spesso visto come la chiave per far avanzare nel nostro Paese la Transizione energetica e digitale, vista la grande quantità di risorse messe a disposizione dall’Europa. Ma oggi, a ormai quasi due anni di distanza dall’emanazione del piano, a che punto siamo con la sua attuazione, in particolare per quanto riguarda l’ambito dell’energia e della sostenibilità? Il quadro che arriva dal rapporto “Italia, domani? Le sfide del PNRR tra sostenibilità e transizione energetica”, realizzato dall’Istituto per la Competitività (I-Com), disegna un rapporto in chiaroscuro, con l’Italia che è stata capace di avere la disponibilità di molti finanziamenti ma che risulta abbastanza lenta nel spendere queste risorse.
Lo studio, in effetti evidenzia come tutti i 27 Stati membri abbiano presentato il proprio Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza alla Commissione europea. Solo sei Paesi (Irlanda, Polonia, Ungheria, Svezia, Bulgaria e Paesi Bassi) non hanno ricevuto la quota di prefinanziamento, mentre nove hanno conseguito la prima tranche di pagamenti. Italia e Spagna sono le due sole nazioni ad avere già ottenuto la seconda parte di finanziamenti. Nel complesso, al momento della stesura del rapporto, l’Italia era il paese europeo ad aver ricevuto la somma più ingente, circa 66,8 miliardi di euro, di cui 28,9 in sussidi (il 42% del totale delle risorse messe a disposizione sottoforma di sussidi per l’Italia) e 37,9 in prestiti (il 31% del totale di prestiti stanziati per l’Italia).

Le risorse per la sostenibilità

Per quanto riguarda la sostenibilità, la Missione 2 del PNRR, denominata “Rivoluzione verde e transizione ecologica”, impiegherà infatti il 31% delle risorse a disposizione, che se sommate all’11% destinato alla Missione 3 “Infrastrutture per una mobilità sostenibile”, che porta lo stanziamento totale destinato all’ambito sostenibilità a circa 85 miliardi di euro.
Ma quanto siamo riusciti a spendere di questi fondi? Nel report si legge in positivo come il Ministero della Transizione Ecologica (oggi Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica ovvero MASE) risulti il primo per avanzamento economico degli investimenti. Alla data del 4 ottobre 2022, il dicastero aveva rilasciato avvisi e bandi per oltre 22 miliardi di euro, ovvero circa un quarto (23,6%) di tutti quelli attivati dall’inizio del programma. Eppure, nonostante il raggiungimento dei 14 dei 20 risultati previsti per il secondo semestre 2022, il volume dei progetti aggiudicati resta contenuto: parliamo di 450 milioni di euro, a cui vanno aggiunti altri 7 miliardi relativi alla chiusura delle fasi di ricezione delle proposte relative a procedure e bandi per oltre 7 miliardi.

Il tema delle competenze

Michele Masulli, Direttore dell’area Energia presso l’Istituto per la Competitività (I-Com),

“Maggiore lentezza si evidenzia nella spesa dei finanziamenti ottenuti – ha sottolineato il direttore dell’area Energia e co-curatore del rapporto Michele Masulli – sono infatti già diversi i casi di proroga della scadenza del termine di avvisi e bandi a valere sul PNRR. Esiste un tema di funzionamento dei meccanismi di governance, ovvero e ritardi e difficoltà nella messa a terra dei progetti. Un altro tema che è stato ampliamente sollevato in occasione del convegno di presentazione del rapporto è quello delle competenze della PA. Le procedure sono state sicuramente semplificate, ma se poi si ha a che fare con organici troppo ridotti e in alcuni ambiti poco completi in termini di competenze. Data questa situazione le Pa hanno difficoltà a smaltire pratiche che stanno assumendo volumi molto consistenti. Altro punto di criticità è l’inflazione: esiste la necessità di rivedere gli importi di bandi, con prezzi che talvolta non rispondono più alla realtà dei mercati. Resta comunque elevata l’attenzione sul PNRR: la risposta ai bandi è sempre molto buona, spesso molto superiore rispetto ai fondi stanziati”.

Un 2023 decisivo

In particolare, secondo quanto si può leggere nel report di I-Com la Missione 2, al 19 maggio 2022 contava da parte delle regioni e degli enti locali 33.698 proposte candidabili per una richiesta complessiva di circa 70 miliardi di euro, ovvero il 27,5% del totale degli investimenti richiesti, cifra superiore ai 59,46 miliardi previsti nel piano. La netta maggioranza dei fondi (52,4 miliardi di euro), è stata richiesta per progetti di “Tutela del territorio e della risorsa idrica” – visto lo stato non ottimale delle nostre reti idriche e le competenze degli enti territoriali – nonostante siano stati previsti nel PNRR soltanto 15,05 miliardi. Per il prossimo futuro, l’attuazione della parte green PNRR è chiamata a un salto di qualità: nel 2023 dovranno essere realizzati sotto la competenza del MASE ulteriori 15 interventi, che porteranno lo stato di avanzamento dei risultati previsti per il dicastero a 42, ovvero il 47% degli 89 contemplati complessivamente nell’ambito del PNRR. Per il prossimo anno, in particolare, è atteso il conseguimento di importanti traguardi, riguardanti la filiera nazionale dell’idrogeno, lo sviluppo delle infrastrutture di ricarica elettrica e l’ecobonus e il sismabonus. “Il 2023 sarà denso di scadenze rispetto agli investimenti e riforme da portare a termine. Il PNRR rappresenta di certo un’occasione di investimento e spesa eccezionale – ha commentato il presidente di I-Com Stefano da Empoli -. Ma oltre a impegnare i fondi secondo le scadenze stabilite, occorrerà fare in modo che il rendimento interno dei progetti sia superiore rispetto a impieghi alternativi della spesa pubblica. Senza dimenticare che non ci sono solo investimenti da portare a termine ma anche, e per certi versi soprattutto perché più decisivi nel lungo termine, le tante riforme necessarie per modernizzare il nostro Paese, a partire dalla pubblica amministrazione centrale e locale”.

Articolo originariamente pubblicato il 19 Dic 2022

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Gianluigi Torchiani