Analisi

Sicurezza energetica: cos’è e perché è centrale per le aziende

La disponibilità di forniture adeguate e a prezzi ragionevoli è un tema che non interessa soltanto gli Stati, ma anche le imprese, che hanno molte carte da giocare per aumentare il proprio livello di sicurezza

Pubblicato il 17 Mar 2023

Il termine sicurezza energetica, in questo ultimo anno e mezzo caratterizzato dalla crisi energetica, è stato utilizzato una infinità di volte. Quante volte abbiamo letto “L’Italia ha bisogno di una maggiore sicurezza energetica”, oppure “dobbiamo cambiare strategia per la nostra sicurezza energetica”. Ma che cos’è esattamente la sicurezza energetica? In che modo la si può raggiungere?

Andiamo con ordine, partendo da una definizione: quella fornita dalla IEA è piuttosto sintetica ma chiara, ovvero si precisa come la sicurezza energetica sia “ La disponibilità di una fornitura adeguata di energia a un prezzo ragionevole”. Tali condizioni sono fondamentali per le nostre moderne società: l’accesso sicuro all’energia non è solo cruciale per sostenere la fornitura di bisogni primari, come cibo, illuminazione, acqua e assistenza sanitaria essenziale ma è anche un prerequisito per la crescita economica, la stabilità politica e la prosperità.

Gli esperti di settore di norma distinguono tra la sicurezza energetica a lungo termine, che riguarda principalmente quegli investimenti che garantiscano una fornitura di energia in linea con gli sviluppi economici e le esigenze ambientali. Come ha però clamorosamente dimostrato la crisi russo-ucraina, esiste anche una esigenza sicurezza energetica nel breve termine, che si concentra sulla capacità del sistema energetico di reagire prontamente a cambiamenti improvvisi nell’equilibrio domanda-offerta.

L’importanza della sicurezza energetica per le aziende

La definizione della sicurezza energetica data dalla IEA, come è evidente, rimanda soprattutto a una dimensione internazionale del tema. Cioè alla necessità che stati e regioni si garantiscano – cooperando tra loro – una condizione di sicurezza energetica che li metta al riparo dal caro energia e dalla scarsità di approvvigionamenti. È chiaro, però, che anche per le imprese la sicurezza energetica è un tema di fondamentale importanza: qualsiasi tipo di attività economica ha infatti bisogno di un quantitativo di energia sufficiente a un prezzo ragionevole.

Lo scorso anno – nonostante per un po’ di settimane si sia parlato soprattutto del pericolo razionamento – il grande problema è stato rappresentato dall’ascesa dei prezzi. Che sono stati talmente eccessivi, tanto da spingere non poche imprese industriali – soprattutto quelle energivore – a sospendere temporaneamente le proprie attività produttive in attesa di prezzi orari migliori. Una tattica che, in un normale contesto di business, non può essere impiegata per un periodo indefinito.

Questo significa che le imprese – al di là delle scelte e delle macropolitiche adottate dalle autorità statali – devono essere in grado di adottare delle proprie strategie tese alla sicurezza energetica. In questa direzione vanno sempre di più le strategie di energy management promosse dagli energy manager aziendali.

Dalla garanzia di forniture affidabili alla riduzione dei rischi operativi

Chiaramente, per operare correttamente in un qualsiasi mercato, un’impresa, oltre a evitare di trovarsi da un giorno all’altro con bollette energetiche alle stelle, deve innanzitutto fare in modo di avere a disposizione una fornitura di energia affidabile e stabile. Un aspetto scontato in un Paese come il nostro? Sì e no: come accennato poco fa, il tema dei razionamenti o dei distacchi dalla rete elettrica non è più un tabù assoluto, come dimostrato dal dibattito europeo degli scorsi mesi. Perciò avere a disposizione un Piano B che permetta di ovviare in tutto o in parte a questo (seppure improbabile) rischio non è mai una cattiva idea.

Più concretamente, il pericolo in agguato può essere quello di disservizi o di malfunzionamenti che, specialmente in un periodo di assestamento delle reti per via del crescente apporto delle rinnovabili intermittenti, deve essere maggiormente messo in conto. E affrontato, magari dotandosi di gruppi di continuità che garantiscano l’affidabilità totale della fornitura elettrica.

C’è poi anche un rischio di mercato da prendere in considerazione: il settore energetico pullula di offerte di numerosissimi venditori, non tutti con le spalle larghe da un punto di vista finanziario. Il rischio, in caso di improvviso fallimento, potrebbe essere quello di irregolarità nella fornitura o – perlomeno – di fastidiosi disservizi.

Come migliorare la sicurezza energetica: le best practice per le aziende

Cosa si può fare quindi in azienda per migliorare la propria sicurezza energetica? Innanzitutto un passaggio indispensabile è quello di conoscere nel dettaglio i propri consumi energetici, così da comprendere dove si annidino sprechi e inefficienze che possono essere eliminati. In questo senso occorre effettuare diagnosi e audit energetici, che restituiscano una mappatura complessiva del fabbisogno. Che può essere controllato nel tempo attraverso l’ausilio di contatori e controller di energia smart, che sempre più spesso sono ricompresi in un sistema di gestione dell’energia (EMS).

Una volta identificati e monitorati costantemente i consumi, la sicurezza energetica aziendale può essere migliorata in svariati modi. Il metodo classico è quello di investire in soluzioni per l’efficienza energetica, che consentano di abbattere il volume del fabbisogno, mettendosi al riparo quanto più possibile dal caro prezzi. La lista di interventi di efficienza è numerosa e varia sicuramente a seconda dello specifico contesto produttivo.

In linea di massima, è possibile dire che tutte le aziende hanno la possibilità di ridurre la propria domanda energetica:

  • sostituendo il proprio parco di illuminazione tradizionale con il LED
  • acquistando macchinari e motori di nuova generazione, di norma più performanti da un punto di vista energetico
  •  Implementando soluzioni smart e di controllo degli impianti
  •  operando una regolare e corretta manutenzione degli impianti
  •  svolgendo una apposita formazione rivolta ai dipendenti sulle buone pratiche di efficientamento

Dalla diversificazione delle fonti energetiche alla riduzione del consumo

In ambito sicurezza energetica, le imprese hanno poi un’importante arma a disposizione: ovvero puntare sull’autoproduzione energetica. Questo significa, fondamentalmente, mettersi in casa delle tecnologie che siano in grado di produrre autonomamente elettricità e calore, senza ricorrere – in tutto o in parte – all’acquisto delle stesse da fornitori esterni. Aumentando, così, il proprio grado di indipendenza energetica. Le tecnologie che oggi consentono questa formula non sono numerosissime: storicamente la cogenerazione, che garantisce la produzione combinata di elettricità e calore, è stata utilizzata in maniera massiccia soprattutto in ambito industriale.

Più recentemente, le aziende hanno iniziato a ricoprire i tetti di edifici e capannoni di pannelli fotovoltaici. Che, soprattutto se usati in combinazione con soluzioni di storage, possono assicurare alle imprese una fetta importante delle proprie necessità elettriche. Un’alternativa indiretta è rappresentata dalla formula dei contratti PPA: in questo caso le imprese acquistano – per una decina di anni in media – l’energia rinnovabile a un prezzo fisso, di norma prodotto da un grande impianto di proprietà di una utility.

Le altre forme di autoproduzione energetica hanno attualmente un impatto più limitato: in ambito agricolo un apporto può arrivare dal biogas e dalle biomasse in generale, mentre in alcuni contesti territoriali la geotermia a bassa entalpia può assicurare un contributo ai fabbisogni degli immobili. Il minieolico può essere un buon investimento, anche se l’apporto alla sicurezza energetica è destinato a rimanere limitato.

Gli strumenti per valutare la sicurezza energetica delle aziende

La grande domanda è: ma come si può comprendere se un’azienda abbia o meno un buon livello di sicurezza energetica? Il primo passaggio è quello di conoscere se, come e perché un’azienda stia effettivamente sprecando energia. Dunque diventa fondamentale affrontare una Diagnosi Energetica, che serve a conoscere come l’energia venga utilizzata all’interno di un’azienda o di un edificio in un determinato periodo di tempo, nonché individuare gli interventi utili per ottimizzare i consumi energetici.

Non a caso, la diagnosi energetica costituisce una parte fondamentale del ciclo PDCA (Plan-Do-CheckAct) richiesto dalla Norma UNI EN ISO 50001 per l’implementazione di un Sistema di gestione dell’Energia. Proprio il possesso di questa certificazione, sotto questo punto di vista, è un indice che le aziende stiano facendo il possibile per aumentare la propria sicurezza energetica.

La ISO 50001, emanata dall’UNI a fine 2011 “Sistemi di gestione dell’energia – Requisiti e linee guida per l’uso”, offre infatti alle organizzazioni di qualsiasi settore, sia privato che pubblico, strategie di gestione per ottenere un aumento dell’efficienza energetica; una riduzione dei costi; un miglioramento delle prestazioni energetiche nella gestione delle attività quotidiane dell’organizzazione. Indicando come organizzare sistemi e processi finalizzati al miglioramento continuo dell’efficienza energetica.

Sicurezza energetica e sostenibilità

Il legame tra sicurezza energetica e sostenibilità è molto forte. Viviamo in un periodo in cui il settore energetico, a causa del suo enorme impatto ambientale, sta operando un cambiamento a 360 gradi, che dovrà portarlo a essere – entro il 2050 – un comparto a emissioni sostanzialmente zero, per effetto della enorme crescita delle energie rinnovabili, dell’idrogeno, dei combustibili alternativi e delle soluzioni per la cattura e il sequestro della CO2. Non a caso, anche tutte le soluzioni di autoproduzione energetica sono tecnologie sostenibili, in grado cioè di evitare l’impiego di combustibili fossili e ridurre così le emissioni di CO2.

Inoltre, le soluzioni rinnovabili – non essendo per loro natura finite e dunque soggette a problemi di scarsità – non sono soggetti al rally dei prezzi che invece caratterizza ormai a cicli ripetuti le risorse fossili (petrolio e gas). Anzi, il prezzo di generazione di eolico e solare è costantemente in calo da diversi anni, rispondendo così alla necessità di assicurare energia a prezzi ragionevoli.

La sicurezza energetica nella gestione delle crisi

Una delle cause delle crisi energetiche dell’Europa è proprio la scarsa sicurezza energetica, derivante da una eccessiva dipendenza dall’estero per il proprio fabbisogno. La maggiore autoproduzione energetica da parte di un Paese lo rende meno esposto alla possibile scarsità degli approvvigionamenti dall’estero, che inevitabilmente porta anche a un deciso innalzamento dei prezzi. Purtroppo i paesi europei sono strettamente legati all’estero per l’importazione di materie prime energetiche.

In particolare, secondo un report di A2A e Fondazione Ambrosetti, oggi l’Italia è al 23° posto tra i Paesi dell’UE-27 in termini di autonomia energetica, producendo sul proprio territorio solo il 22,5% dell’energia consumata, a fronte di una media europea del 39,5%. In positivo, però, il report segnala come l’Italia tra il 2000 e il 2019 l’Italia abbia aumentato di 9 punti percentuali la propria autonomia energetica, il valore più alto tra i maggiori Paesi UE, grazie al maggiore apporto delle rinnovabili.

L’importanza della cooperazione nella sicurezza energetica

Le crisi energetiche, spesso e volentieri, sono frutto di tensioni geopolitiche e conflitti. Che mettono a rischio nell’immediato gli approvvigionamenti nelle materie prime, surriscaldano i prezzi e scoraggiano gli investimenti necessari al settore. Se dunque si vuole ottenere una sicurezza energetica globale, bisogna puntare sull’esatto contrario, ovvero su una maggiore cooperazione tra Stati e organismi. Che favorisca commerci equi e progetti relativi al mondo dell’energia, coinvolgendo operatori, utility e comunità locali.

In questa direzione vanno tutte le iniziative promosse dai Governi europei nel corso del 2022. La stessa strategia di contrasto al cambiamento climatico, il quale è in buona parte legato alle emissioni di CO2 del settore energetico, necessita di un coordinamento globale per arrivare a una reale decarbonizzazione.

Sicurezza energetica: panoramica delle minacce attuali e future

La sicurezza energetica di un Paese, come abbiamo imparato a nostre spese nel 2022, non è garantita da nessuna legge di natura. Il tentativo che l’Italia e l’Europa stanno facendo in questa fase è quello di affrancarsi in ogni modo dalla dipendenza dal gas russo. Nel breve termine questo passa per accordi stretti con una moltitudine di Paesi, tra cui gli Usa, per ottenere approvvigionamenti alternativi di gas (in particolare LNG). Nel lungo periodo, invece, la sicurezza energetica del Vecchio Continente passa soprattutto dallo sviluppo della Green energy, così da aumentare l’autonomia energetica.

I rischi in questo scenario sono due: innanzitutto di ritrovarci estremamente legati ad altri Paesi, spesso di dubbia affidabilità geopolitica, ritrovandoci prima o poi immersi in una nuova crisi energetica. Il secondo pericolo è quello di non procedere abbastanza celermente con la transizione energetica, tanto da non riuscire a sincronizzare la riduzione dell’offerta e degli investimenti in combustibili fossili con la riduzione del consumo degli stessi. La stessa transizione energetica presenta dei rischi: attualmente la produzione industriale delle componenti alla base di eolico e fotovoltaico è pericolosamente concentrata in Cina.

Non a caso l’Ue, recentemente, sta cercando di recuperare terreno su questo fronte, così da evitare una dipendenza tecnologica in grado di incidere significativamente sulla sicurezza energetica. C’è poi un tipo di minaccia sistemica non meno grave: il settore energetico è sempre più connesso e smart, con una massiccia presenza di soluzioni digitali che ne garantiscono il funzionamento. Il rovescio della medaglia di questa evoluzione è la maggiore esposizione agli attacchi informatici, tanto che reti e impianti sono considerate delle infrastrutture critiche da questo punto di vista.

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Gianluigi Torchiani

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