Sostenibilità, ecco come realizzare una sfida a tre dimensioni

La sostenibilità necessita di tra assi di sviluppo: economico, ambientale e sociale, come delineato dall’Agenda 2030 dell’Onu che individua le azioni che debbono essere intraprese per tutelare le generazioni future.

Pubblicato il 27 Giu 2022

Federica Maria Rita Livelli

Business Continuity & Risk Management Consultant

La sostenibilità è una consapevolezza acquisita di recente che tiene conto del fatto che le risorse disponibili sul Pianeta Terra, come aria, acqua potabile, suolo non sono illimitate.

Più precisamente quando si parla di sostenibilità si fa riferimento allo sviluppo sostenibile: cioè alla possibilità di crescere economicamente tenendo però conto delle risorse da destinare alle generazioni future.

In un certo senso possiamo dire che grazie alla sostenibilità è possibile migliorare la qualità della vita di ogni abitante del Pianeta poiché il primo obiettivo consiste nel proteggere il nostro ecosistema e nel preservare le risorse naturali per le generazioni future.

Il concetto di sostenibilità è stato poi traslato al mondo aziendale e associato all’approccio olistico di un’organizzazione, che tiene conto di tutto, dalla produzione alla logistica, al servizio clienti.

Il concetto di sviluppo sostenibile è stato introdotto per la prima volta nel 1972 in occasione della conferenza ONU sull’ambiente.

Successivamente è stato recepito e definito con chiarezza – convertendosi nel nuovo paradigma dello sviluppo stesso – nel documento “Our common future” (Il futuro di tutti noi) del 1987, noto come Rapporto Brundtland dal nome della presidente della Conferenza, la politica norvegese Gro Harlem Brundtland.

Agenda 2030, le tre dimensioni dello sviluppo sostenibile

Nel 2015, nel corso del Vertice mondiale dello Sviluppo Sostenibile, è stata varata l’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile, che stabilisce un quadro globale per l’eliminazione della povertà e il conseguimento dello sviluppo sostenibile entro il 2030.

Un programma d’azione universale, costituito da 17 obiettivi di sviluppo (Sustainable Development GoalsSDGs) per un impegno universale a favore di un futuro migliore per tutti gli abitanti del Pianeta.

Obiettivi declinati in tre dimensioni quali:

  • Sostenibilità Economica: garantire efficienza economica e reddito per le imprese, producendo nel rispetto dell’ecosistema.
  • Sostenibilità Ambientale: garantire la disponibilità e la qualità delle risorse naturali in modo da contrastare il degrado ambientale.
  • Sostenibilità Sociale: garantire qualità della vita, sicurezza e servizi per i cittadini (i.e. Indice di sviluppo umano in termini di reddito dignitoso, aspettative di vita, alfabetizzazione, indice demografico positivo e sanità).

Sviluppo sostenibile e economia circolare

L’economia circolare sta diventando sempre più il paradigma della sostenibilità in quanto si pone come obiettivo di riuscire a superare l’attuale modello economico lineare.

L’approccio  circolare, invece considera  integralmente il ciclo di vita di un prodotto (LCA – Life Cycle Assessment) per quello che nel design viene definito “cradle-to-cradle”, ossia dalla culla alla culla o C2C in opposizione all’usa e getta.

Ne deriva che l’economia circolare non è solo sinonimo di riduzione dei rifiuti, bensì valorizzazione dei rifiuti stessi e del loro impiego nella produzione di nuovi prodotti e di energia.

Il nuovo approccio che inizia con il design progetta un nuovo stile di vita in un’ottica di coesione sociale.

L’attuale impostazione dei sistemi di produzione alimentare causa enormi danni all’ambiente e, se non vi si pone rimedio a breve termine, comporterà conseguenze irreparabili anche per la salute umana.

Pertanto, il passaggio da un’economia lineare a una circolare implica un vero e proprio cambio di approccio: ogni prodotto in ogni sua fase di vita dovrà ridurre le risorse impegnate nella produzione e diminuire gli scarti di prodotti ed i rifiuti a fine ciclo.

Economia circolare sinonimo di Green Economy? Non si tratta solo di sostenibilità ambientale, ma anche di sostenibilità sociale ed umana della produzione, in grado di generare connessioni positive tra i produttori, i distributori, i consumatori e i gestori dei rifiuti, promuovendo un ciclo continuo.

Quest’approccio ci rimanda all’immagine dell’uroboro, il serpente che si morde la coda, a simboleggiare il concetto di continuo divenire dove tutto si crea, si rigenera, si trasforma e nulla si distrugge.

Secondo l’economista Jeremy Rifkin è necessario un “Green New Deal Globale”, una vera e propria trasformazione del capitalismo: bisogna abbandonare i combustibili fossili a favore di energie sostenibili e rinnovabili che risultano essere maggiormente a buon mercato e che sono in grado di generare nuove opportunità di business e di occupazione.

Un’economia circolare che passa dal riciclo alla condivisione (share economy), privilegiando gli indicatori di qualità della vita, la creazione di sistemi “puliti”, l’emissione di “green bond” per permettere agli investitori di considerare settori diversi da quelli tradizionali, abbandonando gli investimenti in società produttrici di combustibili per impiegarli in nuove infrastrutture e nuove efficienze produttive.

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Globalizzazione e sviluppo sostenibile

Quando parliamo di globalizzazione ci riferiamo soprattutto all’ambito economico. Vale la pena ricordare che la globalizzazione economica ha avuto come obiettivo primario quello di promuovere la libera circolazione di merci e di denaro.

Siamo di fronte a un unico sistema economico esteso a livello globale che ha portato ad un cambiamento radicale della modalità di produzione dei beni.

Ciò ha comportato la delocalizzazione geografica della produzione in aree con migliori condizioni di costo del lavoro e con sistemi fiscali più favorevoli a discapito di adeguate regole di tutela delle condizioni di lavoratori e ambientali. Il che ha facilitato il proliferare di fenomeni distorsivi con effetti destabilizzanti sul piano sociale e politico.

Da un lato il declino dell’Occidente e dall’altro lato, lo sviluppo di un mondo multipolare dominato da potenze contrapposte che esprimono assetti e valori in contrasto con quelli occidentali. Le conseguenze sono state: incremento delle diseguaglianze, un’erosione delle protezioni sociali ed una crescente mobilità delle popolazioni, verso l’Occidente, alimentata da conflitti oltre che da alterazioni ambientali e cambiamenti climatici.

In un certo senso il film  del 2004,  “The Butterfly Effect” è stato profetico. Riportiamo la famosa frase: “Si dice che il minimo battito d’ali di una farfalla sia in grado di provocare un uragano dall’altra parte del mondo“.

Frase che ci deve far riflettere sulle conseguenze della globalizzazione e sulle dinamiche che caratterizzano la nostra epoca: esistono relazioni di inter-retro-azione tra ogni fenomeno e il suo contesto, e tra quest’ultimo e il contesto planetario.

L’”effetto farfalla” ci indica efficacemente come piccole variazioni nelle condizioni iniziali producano grandi variazioni nel comportamento a lungo termine del sistema ambiente.

Pertanto, gli obiettivi di sviluppo sostenibile della Agenda 2030 devono essere concepiti come il tentativo di affrontare tutti gli aspetti della sostenibilità e della resilienza, di porre rimedio agli aspetti negativi della globalizzazione, come l’utilizzo irrazionale delle risorse mondiali non rinnovabili, aumento della popolazione e impatti negativi sull’ambiente e sulla biosfera planetaria.

Sostenibilità ambientale e sociale

Quando si parla di sostenibilità ambientale si fa riferimento alle condizioni biofisiche del nostro pianeta e alla modalità di utilizzo delle risorse che non possono essere utilizzate, sfruttate e compromesse all’infinito.

La sostenibilità ambientale deve essere al centro dell’attenzione globale e convertirsi in un modello che persegue lo sviluppo, nel rispetto e utilizzo più oculato e rispettoso delle condizioni biofisiche e delle risorse del nostro pianeta, che rappresentano fattori di crescita economica fondamentali e insostituibili.

Sostenibilità sia ambientale che sociale, dal momento che ci si prefigge di garantire il rispetto dell’uomo (sostenibilità sociale) e la tutela dell’ambiente (sostenibilità ambientale).

Siamo consumatori che devono cambiare abitudini e adottare comportamenti più responsabili, essere più attenti ai cambiamenti sociali, tecnologici ed economici per tutelare le generazioni future. I temi della Sostenibilità si stanno sempre più diffondendo e costringono le industrie a adottare nuovi processi più attenti alle tematiche ambientali. Anche il processo d’acquisto si sta sempre più evolvendo a tal punto che le tematiche ambientali hanno assunto una rilevanza crescente, siamo di fronte al diffondersi di una economia ecologica.

Le azioni che favoriscono la sostenibilità

La sostenibilità può essere perseguita adottando uno stile di vita consapevole e prendendo coscienza degli effetti dei nostri comportamenti quotidiani.

Senza dimenticare che anche la tecnologia e l’innovazione, se da un lato facilitano la nostra vita, dall’altro lato possono avere un impatto devastante sull’ambiente. Per questo sempre più persone stanno cambiando il loro modus vivendi o stile di vita e privilegiano l’acquisto di prodotti ecologici/sostenibili.

Cosa può ognuno di noi fare per contribuire alla sostenibilità? Bastano poche azioni quotidiane, “battiti di ali di farfalla”, “gocce di pioggia che creano il mare” e che, amplificati su scala globale, possono rappresentare un cambio di direzione significativo.

Ne diamo, qui di seguito, qualche esempio:

Comportamenti sostenibili quotidiani che possiamo attuare:

  • Optare per il car pooling (o car sharing) e, ove non presenti, andare a piedi o in bicicletta e utilizzare i mezzi pubblici.
  • Ridurre l’utilizzo delle luci in casa e privilegiare l’energia da fonti rinnovabili.
  • Scegliere di bere l’acqua dell’acquedotto invece di acquistare acque minerali commerciali, contribuendo a diminuire la produzione delle bottiglie di plastica, (che, in ogni caso, devono essere smaltite) e a ridurre l’inquinamento derivante dal trasporto.
  • Preservare le risorse idriche attraverso comportamenti virtuosi per evitare gli sprechi.
  • Riciclare e compostare i rifiuti.
  • Realizzare gli orti urbani
  • Prediligere i prodotti locali o a km zero
  • Riparare anziché buttare, prediligendo prodotti con una “lunga vita
  • Riutilizzare e abolire l’usa e getta
  • Ridurre i consumi, scegliendo prodotti a basso impatto ambientale, con poco packaging ed ingredienti provenienti da agricoltura biologica

Sostenibilità alimentare

Sempre nell’ottica della sostenibilità è necessario affrontare i cosiddetti “paradossi globali del cibo”, al fine di rendere il nostro sistema alimentare più sostenibile.

Paradosso 1: accesso ed eccesso di cibo

La produzione di cibo è sufficiente per l’intera umanità ma, di fatto, non riusciamo a debellare la fame nel mondo. Da un lato abbiamo più di 2 miliardi di persone che soffrono di obesità (o sono in sovrappeso) e dall’altro lato abbiamo più di 820 milioni di persone che soffrono di carenza di cibo.

Una vera e propria contraddizione dovuta a:

  • stili di vita non equilibrati;
  • sistemi produttivi, commerciali e distribuiti che non sono riusciti a garantire un equo accesso al cibo;
  • un sistema educativo incapace di diffondere il corretto approccio ai cibi e i principi nutrizionali di base.

Quali misure sostenibili di contrasto

  • Adozione di una governance globale del sistema alimentare mondiale per migliorare le politiche agricole, agroindustriali e commerciali, in modo tale da garantire a tutte le popolazioni un migliore accesso al cibo.
  • Migliore utilizzo delle risorse naturali, soprattutto nella prima fase della filiera agroalimentare (i.e. coltivazione).
  • Migliore monitoraggio della filiera e dei prezzi per garantire condizioni di equità, per incentivare gli investimenti, per remunerare adeguatamente tutti gli attori della produzione, oltre che a facilitare le opportunità di accesso al cibo.
  • Azione atte ad evitare o ridurre lo spreco degli alimenti e delle risorse lungo tuta la filiera alimentare.
  • Adozione di stili atti a favorire una migliore sostenibilità alimentare e a soddisfare esigenze alimentari sane ed equilibrate dal punto di vista nutrizionale.
  • Diffusione di una cultura alimentare introducendo sistemi educativi nelle popolazioni rurali dei paesi in via di sviluppo (è stato calcolato che, garantendo al 100% l’accesso alle scuole primarie, si potrebbe migliorare del 20-24% la sicurezza alimentare).

Paradosso 2: utilizzo delle risorse naturali

A tutti è noto che la popolazione mondiale è in costante crescita e che deve essere sfamata, ma, ciononostante, il 40% delle produzioni di cereali è utilizzato per gli allevamenti (e questa quota, almeno, potrebbe avere utili ricadute sulle risorse alimentari delle popolazioni) e – il che appare più discutibile – per la produzione di carburanti.

Pertanto, è sempre più necessario porre la sostenibilità al centro delle politiche agro-alimentari, al fine di attuare un nuovo “rinascimento” con al centro l’uomo e il Pianeta.

Misure sostenibili di contrasto allo spreco delle risorse naturali

  • Utilizzo più efficiente delle risorse naturali.
  • Conservazione, protezione delle risorse naturali.
  • Nuova tipologia di agricoltura, in grado di proteggere e migliorare l’equità e la qualità del benessere sociale nelle zone rurali.
  • Garanzia di maggiore resilienza delle persone, delle comunità e degli ecosistemi.
  • Politiche responsabili ed efficienti, atte a garantire la sostenibilità del sistema agro-alimentare.

Paradosso 3: spreco alimentare

Circa un terzo della produzione mondiale di cibo viene sprecato lungo tutta la filiera di conservazione, trasformazione, distribuzione e consumo (i.e. esattamente quattro volte di più del fabbisogno necessario per sfamare le persone denutrite nel mondo).

Pertanto, lo spreco alimentare si converte in un problema economico e soprattutto morale, oltre che ambientale, dal momento che il cibo, gettato nelle discariche, si decompone rilasciando gas serra, che hanno un impatto di ben 20 volte superiore a quello della CO2.

Misure sostenibili di contrasto allo spreco alimentare

  • Presa di coscienza e definizione condivisa di perdita e spreco di cibo.
  • Politiche atte a ridurre lo spreco alimentare, in modo da gestire le cause del fenomeno e definire le modalità di utilizzo degli alimenti per eradicare la fame nel mondo.
  • Sviluppo di cooperazione e di accordi a lungo termine, lungo tutta la filiera alimentare, in modo da migliorare la pianificazione e la previsione della domanda dei consumatori.
  • Iniziative di sensibilizzazione attuate coinvolgendo professionisti del settore alimentare.

Città sostenibili e smart: cosa sono 

Si ritiene che nel 2050 la popolazione mondiale sarà pari a 10 miliardi di persone e che l’80% di esse abiterà nelle città e nelle aree rurali. Attualmente le città occupano il 3% della superficie del pianeta e consumano il 60-80% dell’energia prodotta nel mondo. Inoltre, le città producono il 75% del gas effetto serra, pertanto, dovranno soddisfare sempre più gli SDGs dell’ONU.

Che cos’è una città sostenibile? Si definisce città sostenibile un nuovo modello di organizzazione urbana che integra insieme trasporti e uso del terreno con la produzione e il consumo di vari tipi di energia. Michael Bloomberg – ex sindaco di New York e candidato alla presidenza USA 2020 – quando era inviato speciale dell’Onu affermò con fiducia che: “fornendo a città e nazioni gli strumenti per costruire un futuro urbano si realizzano modelli di città sostenibili, che possono diventare così dei laboratori per il cambiamento”.

Le città del mondo potrebbero ridurre le emissioni di oltre un miliardo di tonnellate all’anno di CO2 entro il 2030, solo se si convertiranno in smart city. Pertanto, la città sostenibile dovrà essere progettata e organizzata per garantire lo sviluppo urbano, convertendosi in una città più intelligente, resiliente, sicura, circolare e a misura d’uomo.

La tecnologia sarà sempre più al servizio della sostenibilità, le smart city si convertiranno in grandi ecosistemi iperconnessi che, attraverso sensori e device disseminati nell’area urbana, raccoglieranno ed elaboreranno i big data che aiuteranno a gestire al meglio le varie criticità (i.e. traffico, inquinamento, sicurezza, energia, ecc.).

I requisiti fondamentali per realizzare una città sostenibile/smart city sono:

  • Quartieri e Smart Building basati sull’IoT, tecnologie a supporto della sostenibilità, i.e. sistemi elettronici in grado di controllare la qualità dell’aria, dell’acqua e delle temperature degli edifici; gestione integrata, ottimizzazione dei consumi, manutenzione predittiva e controllo da remoto.
  • Orti urbani e spazi verdi, utilizzando i tetti per coperture verdi, in grado di assorbire la CO2 prodotta ed isolare termicamente l’edificio sia in estate che in inverno.
  • Servizi efficienti per i cittadini, in termini di gestione delle code, possibilità tramite l’utilizzo di app per fare la spesa o effettuare il pagamento delle bollette; possibilità di offrire lo smart/remote working per ridurre l’inquinamento e il traffico delle città.
  • Digitalizzazione della PA, attraverso il processo di dematerializzazione dei documenti, per contrastare il disboscamento e limitare i rifiuti cartacei.
  • Scuole e luoghi di aggregazione culturale come punto di riferimento per la popolazione giovanile.
  • Collaborazione tra cittadini, pubbliche amministrazioni e forze dell’ordine, per salvaguardare il decoro urbano ed il pieno rispetto delle regole.
  • Risparmio energetico, mediante l’identificazione di tutte le tecnologie atte a favorirlo, i.e. sistemi fotovoltaici, micro-eolici e solare termico.
  • Politiche di raccolta differenziata dei rifiuti, che premiano i cittadini più virtuosi e sanzionano chi non è tale.
  • Ottimizzazione della raccolta rifiuti, mediante l’impiego di “cassonetti smart” che trasmettono un segnale alla centrale territoriale, ottimizzando, altresì, la mobilità del servizio di raccolta;
  • Incentivazione della mobilità sostenibile, mettendo a disposizione della comunità mezzi pubblici ecologici, car sharing e taxi ibridi o elettrici;
  • Nuove regole di consumo del suolo, che prevedano la riqualificazione delle strutture esistenti e la messa a disposizione dei costruttori delle ultime tecnologie in un’ottica di progettazione sempre più diffusa di città green.

La sostenibilità ha bisogno di un cambiamento culturale

Sappiamo quanto i valori universali siano difficili da adottare in contesti economici ed aziendali; tuttavia è necessaria una massiva azione di sensibilizzazione dei temi della Sostenibilità.

La necessità è di insistere con un’adeguata informazione e formazione in modo tale che l’economia, nell’accezione dell’origine etimologica del termine – “arte di bene amministrare le cose della famiglia e dello stato” – ritorni a svolgere il proprio ruolo positivo e rimetta al centro l’uomo, non in una dimensione economica “egoica”, bensì economica.

Bisognerebbe ritornare a essere un tutt’uno con il Pianeta, concepito come un prisma dalle infinite facce; ri-conoscerne le varie dimensioni e interconnessioni; osservarne le varie facce per copiarne le leggi e applicarle alla polis; recuperare la propria coscienza e porre se stessi al centro, per riscoprirsi parte armonica di questo meraviglioso pianeta.

Il futuro è sostenibile

Le società umane sono dipendenti dai sistemi naturali; purtroppo, l’uomo ha impattato negativamente su di essi a tal punto da attuare un vero e proprio cambiamento globale.

Sostenibilità, resilienza, vulnerabilità dei sistemi naturali sono sempre più al centro delle decisioni politiche, economiche e imprenditoriali: Sostenibilità come occasione di crescita e, responsabilità come scelta di valore.

Ricordiamoci che ad ogni azione corrisponde una reazione, per cui, ognuno di noi deve riflettere sulle conseguenze delle proprie azioni sia in termini positivi sia negativi. Il percorso verso la Sostenibilità richiede un cambiamento culturale in un’ottica di processo di crescente consapevolezza.

La Sostenibilità, la responsabilità e l’innovazione sono alla base dell’Agenda Onu 20030, che rappresenta un quadro di riferimento per molte aziende che stanno riconsiderando il proprio modo di “fare impresa”: un maggiore coinvolgimento rispetto al passato nel contribuire a trovare risposte alle grandi sfide globali con cui si stanno confrontando.

Per rispondere agli obiettivi dell’Agenda Onu 2030 e alle attese della società e per tutelare le future generazioni è importante, non solo gestire ciò che è contingente, ma anche agire in prospettiva del medio-lungo termine, sviluppando sinergie per far avanzare il cambiamento e favorendo partnership per creare reti di imprese sostenibili; migliorare la capacità di fare networking tra i diversi attori che devono collaborare per trovare soluzioni efficaci ai correnti problemi ambientali e sociali, senza dimenticare che è necessario “fare bene”, ma al contempo “fare presto”.

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