Fonti Rinnovabili

All’idroelettrico servono oltre 300 miliardi di dollari di investimenti

La stima globale è di Bain & Company, secondo cui anche in Italia gli impianti avrebbero necessità di un ammodernamento, che passa anche dalla digitalizzazione

Pubblicato il 19 Apr 2023

L’idroelettrico globale ha bisogno di ingenti investimenti: la conferma arriva da una recente ricerca di Bain & Company, secondo cui l’età media avanzata degli impianti impone un rinnovamento infrastrutturale, che può offrire l’opportunità di aumentare le capacità degli impianti e supportare proattivamente la transizione energetica. Più nel dettaglio, la ricerca evidenzia come l’energia idroelettrica sia una fonte a basso impatto ambientale che rappresenta il 16% dell’energia elettrica prodotta a livello globale. Tuttavia, la maggior parte delle infrastrutture idroelettriche in Europa e Nord America hanno più di 40 anni e iniziano a richiedere importanti interventi di manutenzione e ristrutturazione per garantirne sicurezza ed efficienza. Il conto è particolarmente salato: la stima degli investimenti necessari in questo ambito è di oltre 300 miliardi di dollari.

I problemi dell’Italia

In Italia, dove è il 70% delle infrastrutture ad avere oltre 40 anni, sarebbero necessari oltre 10 miliardi di euro entro il 2030. Il nostro Paese, oltre all’obsolescenza degli impianti, deve fare i conti anche con la crescente siccità, che sta diventando un fattore preoccupante per il funzionamento degli impianti idroelettrici. Basti pensare che nel 2022, il nostro Paese ha visto una contrazione del 40% nella generazione da idroelettrico: un dato che, unito alla scarsa capacità di stoccaggio dell’acqua piovana, sta facendo emergere l’urgenza di investimenti e interventi. Tuttavia, l’opportunità di tali investimenti non è ancora adeguatamente supportata dal contesto normativo: una delle maggiori cause di incertezza è infatti relativa al rinnovo delle concessioni, l’86% delle quali in scadenza entro il decennio.  La ricerca di Bain & Company ha preso in considerazione alcune soluzioni che potrebbero sbloccare tempestivamente gli investimenti necessari, attraverso nuove formule contrattuali come Corporate PPA (Purchase Power Agreement).

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Gli investimenti necessari

“L’idroelettrico è uno dei pilastri della produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili, a cui spesso non è data l’importanza che merita n-  sottolinea Alessandro Cadei, Senior Partner e responsabile della practice Energy & utilities EMEA di Bain & Company – . Tre caratteristiche lo rendono un vero e proprio asset strategico: il basso impatto ambientale; la flessibilità determinata dalla programmabilità e dai tempi ridotti di avviamento degli impianti, che contribuisce a rendere la rete elettrica complessivamente più stabile e, infine, la capacità di stoccaggio di energia superiore ad altre fonti a basse emissioni. Investire nell’idroelettrico, quindi, non è solo economicamente sostenibile ma è anche una scelta indispensabile per raggiungere gli obbiettivi di decarbonizzazione condivisi e definiti a livello comunitario”.

Secondo Luigi Corleto, Partner di Bain & Company, l’idroelettrico deve puntare anche su innovazione e digitalizzazione: “Concessioni, rapporto con il territorio e ruolo sul mercato elettrico nel medio-lungo termine sono i principali punti di attenzione del settore. È fondamentale trovare soluzioni che riducano l’incertezza e ottemperino i requisiti di ammodernamento degli impianti, anche con il supporto del sistema finanziario. Questa potrebbe essere l’occasione perfetta per trasformare e ripensare l’idroelettrico attraverso opere di repowering e ottimizzazione dei bacini, digitalizzazione degli impianti e, dove possibile tecnicamente e ambientalmente sostenibile, l’introduzione di applicazioni Pumped Storage Hydro. Quest’ultima applicazione, in particolare, risulta molto interessante, perché fornisce nuove opzioni di flessibilità per il funzionamento della rete elettrica, bilanciando la variabilità di altre fonti di energia rinnovabile”.

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