Ricerche

Capgemini: sicurezza energetica e lotta al cambiamento climatico possono andare di pari passo

Secondo la 24esima edizione del World Energy Markets Observatory (WEMO), il caro energia e la crisi degli approvvigionamenti deve spingere i Paesi a puntare in contemporanea su entrambe le direzioni

Pubblicato il 25 Ott 2022

Affrontare la crisi energetica è possibile,  garantendo un approvvigionamento delle risorse energetiche sicuro e a prezzi accessibili e combattendo al contempo il cambiamento climatico. Questa la principale raccomandazione che arriva dalla 24esima edizione del World Energy Markets Observatory (WEMO), report annuale sviluppato da Capgemini in collaborazione con De Pardieu Brocas Maffei, Vaasa ETT e Enerdata.

Il punto di partenza è che negli ultimi due decenni l’Europa è diventata sempre più dipendente dal gas russo, a causa della riduzione della produzione di gas nel continente e dell’aumento del consumo di questa risorsa. Questo fenomeno è stato ulteriormente favorito dalla necessità di ridurre le emissioni di gas serra (GHG) per raggiungere gli obiettivi net zero, dalla chiusura delle centrali nucleari dopo il disastro di Fukushima e da altre valutazioni economiche.

Attualmente, con il blocco forzato del flusso di gas russo in Europa, la sicurezza dell’approvvigionamento di gas per il prossimo inverno dipenderà da tre fattori: il rifornimento degli impianti di stoccaggio (la legislazione UE ha stabilito che i siti di stoccaggio di gas devono essere riempiti almeno all’80% entro il 1° novembre ); l’identificazione dei flussi per l’importazione di gas e, soprattutto, l’efficacia delle campagne di riduzione del consumo di energia (che si è timidamente provato ad attuare anche in Italia).

Il ruolo di fonti pulite e nucleare

Capgemini fa il punto anche sulle fonti pulite che, secondo i nuovi piani dell’UE, potranno velocizzare la diffusione delle energie rinnovabili per raggiungere l’indipendenza dalla fornitura russa e l’elettrificazione dell’economia. Ma saranno necessari altri 210 miliardi di euro di investimenti nel settore energetico entro il 2027. Attualmente, le tecnologie eoliche e fotovoltaiche sono quelle più promettenti, ma andrebbe evitato il rischio di un’altra dipendenza.  Oggi il 75% di tutti i pannelli solari fotovoltaici in Europa proviene dalla Cina, fattore che ha determinato, nell’ultimo decennio, il declino della produzione fotovoltaica nazionale dell’UE. Il WEMO aggiunge che l’Europa deve fare attenzione a passare da una situazione di dipendenza dal gas russo ad essere legata a soggetti come la Cina per i componenti chiave della transizione energetica, come pannelli fotovoltaici, terre rare e metalli rari. I governi europei devono creare le giuste condizioni tecniche, finanziarie e normative per sviluppare settori strategici a livello nazionale di fascia alta, come la produzione di pannelli fotovoltaici e batterie, per riconquistare il primato. Inoltre, si dovrebbe concordare una coraggiosa riforma del mercato dell’elettricità per incoraggiare gli investimenti nella generazione a basse emissioni di carbonio. Il report si segnala poi per una notevole apertura al nucleare, con un incoraggiamento a rimettere in funzione i reattori spenti, così come svilupparne di nuovi. Allo stesso modo, anche le tecnologie di cattura, uso e stoccaggio del carbonio (CCUS) sono ritenute uno strumento essenziale per gestirne le emissioni ed è necessario accelerare lo sviluppo e gli investimenti in questi impianti. Nel 2021 sono stati annunciati 97 nuovi impianti CCUS e Stati Uniti e Europa rappresentano tre quarti di tutti i progetti in fase di sviluppo.

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Alessandro Kowaschutz, CPRD & EUC Director di Capgemini in Italia, ha dichiarato: “È necessario trovare il giusto equilibrio, puntando su soluzioni a breve termine come il solare e l’eolico e, a più lungo termine, sulla costruzione di grandi impianti nucleari di terza generazione o di mini-reattori modulari nei paesi in grado di sviluppare iniziative di questo tipo. Dobbiamo guardare con realismo alle soluzioni emergenti e al loro impatto: l’idrogeno, ad esempio, per motivi economici e tecnici non è ben posizionato per essere considerato la soluzione al raggiungimento degli obiettivi net zero entro la metà del secolo. Pertanto, l’utilizzo dell’idrogeno verde dovrebbe essere limitato alle industrie in cui è difficile abbattere le emissioni di CO2.  Sebbene negli ultimi anni la sicurezza energetica sia stata trascurata a favore della lotta al cambiamento climatico, l’attuale crisi offre ai mercati energetici globali e ai governi l’opportunità di affrontare le due questioni contemporaneamente. Implementando soluzioni come la riduzione del consumo di energia e il ricorso a solare ed eolico nel breve termine e applicando i più grandi pacchetti di misure per combattere il cambiamento climatico della storia, possiamo ottenere progressi significativi in questi due ambiti di estrema importanza”.

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