Green Technologies

IEA: le filiere delle tecnologie pulite sono troppo concentrate in pochi Paesi

La produzione industriale delle tecnologie pulite è fondamentale per la transizione energetica, ma è attualmente dominata dalla Cina

Pubblicato il 17 Gen 2023

La transizione energetica deve necessariamente passare da tecnologie in grado di favorire la produzione di energia pulita. Parliamo dunque di pannelli solari, turbine eoliche, batterie per veicoli elettrici, elettrolizzatori per l‘idrogeno, pompe di calore e così via, che a loro volta necessitano di materie prime abbastanza rare per il loro funzionamento. Per evitare rallentamenti e rischi legati alla effettiva disponibilità di queste tecnologie, come già parzialmente successo in occasione della pandemia, occorre ripensare la produzione industriale delle stesse, superando l’attuale concentrazione geografica. Questa l’evidenza principale del recente Energy Technology Perspectives 2023, rilasciato nei giorni scorsi dalla IEA. Il punto di partenza è che la transizione energetica in atto sta spingendo i Paesi di tutto il mondo a elaborare strategie industriali. L’analisi dimostra che il mercato globale delle principali tecnologie energetiche pulite prodotte in serie avrà un valore di circa 650 miliardi di dollari all’anno entro il 2030 – più del triplo del livello attuale – se i Paesi di tutto il mondo attueranno pienamente gli impegni annunciati in materia di energia e clima. Di conseguenza, i relativi posti di lavoro nel settore manifatturiero dell’energia pulita raddoppieranno, passando dagli attuali 6 milioni a quasi 14 milioni entro il 2030; la IEA prevede un’ulteriore rapida crescita industriale e occupazionale nei decenni successivi.

I rischi delle supply chain green

Le notizie, però, non sono soltanto positive: le attuali catene di approvvigionamento delle tecnologie energetiche pulite presentano rischi per le elevate concentrazioni geografiche nell’estrazione e lavorazione delle risorse, nonché nella produzione stessa. Per tecnologie chiave come i pannelli solari, l’eolico, le batterie per veicoli elettrici, gli elettrolizzatori e le pompe di calore, i tre maggiori Paesi produttori rappresentano almeno il 70% della capacità produttiva, con la Cina a fare la parte del leone. La situazione è aggravata dal fatto che gran parte dell’estrazione di minerali critici – fondamentali per le green technologies – è concentrata in un piccolo numero di Paesi. Ad esempio, la Repubblica Democratica del Congo produce oltre il 70% del cobalto mondiale e solo tre Paesi – Australia, Cile e Cina – rappresentano oltre il 90% della produzione globale di litio. Questa condizione rappresenta un rischio: negli ultimi anni si è assistito a un aumento dei prezzi delle tecnologie energetiche pulite, rendendo più difficile e costosa la transizione dei Paesi verso l’energia pulita. L’incremento dei prezzi del cobalto, del litio e del nichel ha portato al primo aumento in assoluto dei prezzi delle batterie per veicoli elettrici, che nel 2022 sono balzati di quasi il 10% a livello globale. Anche il costo delle turbine eoliche al di fuori della Cina è aumentato dopo anni di ribassi, e tendenze simili si osservano anche nel solare fotovoltaico. In questo contesto le principali economie mondiali stanno cercando di aumentare la propria indipendenza sul fronte della produzione industriali: incentivi e strumenti in questo senso sono presenti nell’Inflation Reduction Act, nel piano REPowerEU nell’Unione Europea, nel programma Green Transformation del Giappone e nello schema Production Linked Incentive dell’India. Eppure, secondo il rapporto, al momento solo il 25% dei progetti di produzione annunciati a livello globale per il solare fotovoltaico si trova in una fase di costruzione o di imminente avvio. La percentuale si aggira intorno al 35% per le batterie EV e a meno del 10% per gli elettrolizzatori.

La concentrazione geografica delle filiere delle tecnologie pulite. Fonte IEA

“La notizia incoraggiante è che la pipeline di progetti globali per la produzione di tecnologie per l’energia pulita è ampia e in crescita. Se tutto ciò che è stato annunciato sino ad oggi venisse realizzato, gli investimenti per la produzione di tecnologie energetiche pulite fornirebbero due terzi del fabbisogno per un percorso verso le emissioni nette zero. Lo slancio attuale ci sta avvicinando al raggiungimento dei nostri obiettivi internazionali in materia di energia e clima – e quasi certamente ci sarà dell’altro – ha evidenziato il numero uno della IEA, Faith Birol – . Allo stesso tempo, il mondo beneficerebbe di catene di approvvigionamento di tecnologie pulite più diversificate. Come abbiamo visto con la dipendenza dell’Europa dal gas russo, quando si dipende troppo da una sola azienda, da un solo Paese o da una sola via commerciale, si rischia di pagare un prezzo pesante nel caso di un’interruzione. Sono quindi lieto di vedere molte economie di tutto il mondo competere oggi per essere leader nella nuova economia energetica e guidare l’espansione della produzione di tecnologie pulite nella corsa verso il net zero. È importante, però, che questa competizione sia leale e che ci sia un sano grado di collaborazione internazionale, poiché nessun Paese è un’isola energetica e le transizioni energetiche saranno più costose e lente se i Paesi non lavorano insieme”.

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