Analisi

Materie prime critiche, è ora di agire

L’analisi di I-Com mette in evidenza la grande ascesa della domanda di minerali critici per affetto dell’ascesa delle Cleantech

Pubblicato il 16 Ago 2023

È ormai consolidato il ruolo delle materie prime critiche per l’attuazione della transizione energetica, necessarie per la fabbricazione di una serie di tecnologie finalizzate alla decarbonizzazione. L’ambizione europea di diventare un continente neutrale dal punto di vista climatico entro il 2050, la sua capacità di sostenere la transizione ecologica e l’intento di concretizzare il concetto di sovranità energetica dipendono anche da queste.

A riprova di ciò, il 16 marzo scorso la Commissione europea, con il European Critical Raw Materials Act, ha presentato una proposta di regolamento indirizzata al raggiungimento di un loro approvvigionamento sicuro e sostenibile. Quattro sono i benchmark di riferimento per la sua messa in atto: rafforzare l’intera catena del valore delle materie prime critiche, accrescere la loro estrazione e lavorazione interna, diversificare le importazioni in UE, nessun Paese terzo deve fornire più del 65% del consumo annuale di materie critiche dell’Unione. La proposta è passata sotto il vaglio della Commissione per l’Industria, la Ricerca e l’Energia (ITRE).

Sulla stessa lunghezza d’onda, il 15 e il 16 aprile nella città nipponica Sapporo si è tenuto l’incontro G7 dei Ministri dell’Ambiente per discutere di clima e di energia. Sul dossier delle materie prime critiche i Paesi membri hanno riaffermato la loro crescente importanza per la transizione energetica pulita e la necessità di prevenire i rischi economici e di sicurezza causati da catene di approvvigionamento vulnerabili, eccessivo potere di mercato esercitato da pochi produttori e mancanza di diversificazione degli attuali fornitori di minerali critici.

Per fronteggiare queste sfide sono state elencati cinque punti di intervento: calcolare e fare previsioni di medio e di lungo periodo dell’offerta e della domanda dei minerali critici strategici, promuovere il riciclo, investire sulla ricerca e sviluppo per limitare l’uso dei minerali critici attraverso l’ausilio dell’innovazione tecnologica, sviluppare filiere produttive che soddisfino i criteri ESG e, infine, elaborare un piano per affrontare al meglio eventuali interruzioni dell’approvvigionamento. Emerge fondamentale, quindi, ridurre il rischio di fornitura particolarmente elevato che caratterizza questi minerali.

Per avere una panoramica generale dello sviluppo futuro del mercato delle materie critiche e delle catene di produzione collegate ad esse, il report “Critical Minerals Market Review 2023”, pubblicato recentemente dall’Agenzia Internazionale dell’Energia (IEA), insieme alla relativa banca dati Criticals minerals data explorer, offrono la possibilità di esaminare lo stato attuale e le possibili evoluzioni della domanda e dell’offerta dei minerali critici. La rapida crescita della domanda di tecnologie verdi, da un lato, sta creando delle opportunità industriali sia sul versante economico tramite la creazione di valore di produzione e di nuovi posti di lavoro, sia su quello ambientale attraverso il contributo alla riduzione dei gas climalteranti.

Tuttavia, dall’altro lato, qualora la domanda sormontasse l’offerta disponibile di materie prime, la combinazione di eventi come l’innalzamento o estrema volatilità dei prezzi, le eventuali strozzature delle catene del valore industriali e i pericoli legati al fatto che gran parte di questi materiali vengono prodotti da Paesi esteri con elevato rischio geopolitico, potrebbero creare un mix letale di minacce che comprometterebbero la realizzazione di una transizione energetica lineare e sicura.

La previsione di domanda dei materiali energetici

La banca dati Critical Minerals Data explorer di IEA identifica cinque minerali chiave per il settore energetico: rame, litio, nichel, cobalto e neodimio. Il dataset fornisce le stime delle proiezioni della domanda in base a vari scenari futuri. Verrà esaminato quello delle emissioni nette zero entro il 2050 (Net Zero Emissions by 2050 Scenario), ovvero lo scenario che traccia il percorso necessario per decarbonizzare il settore energetico globale.

In termini assoluti, la domanda mondiale dei principali minerali energetici nel 2022 si profilava come segue: la richiesta di rame si attestava a quasi 5.736 mila tonnellate (kt), quella del cobalto a circa 68,2 kt, quella del litio a poco più di 73 kt, la domanda del nickel è stata pari a circa 456 kt, mentre quella del neodimio si fermava a 10 kt. Secondo le previsioni di IEA, al 2030 il fabbisogno di rame sarà 2,7 maggiore rispetto al 2022, quello del cobalto triplicherà, il fabbisogno del litio sarà 8,6 volte maggiore, quello del nickel sarà 7,5 maggiore e quello del neodimio (il minerale principale tra le terre rare) quintuplicherà. Al 2050, la situazione è pressoché analoga a quanto appena visto, l’unica eccezione è il litio, il cui fabbisogno crescerà rilevantemente arrivando ad essere 16 volte maggiore.

Le stime dell’ITRE

A rafforzare le previsioni dell’Agenzia Internazionale dell’Energia, ci sono le stime di proiezione realizzate dalla Commissione per l’industria, la ricerca e l’energia (ITRE) con la collaborazione della Joint Research center (JRC), in uno studio pubblicato nel dicembre scorso intitolato Strengthening the security of supply of products containing Critical Raw Materials for the green transition and decarbonisation (Rietveld Elmer et al., 2022). La domanda delle materie prime principali, per molti minerali, subirà una accelerazione significativa.

Infatti, tale incremento spesso supera i tassi di crescita storici (1996-2020) e ciò suggerisce una probabile e futura tensione dei mercati coinvolti (cobalto, disprosio, gallio, germanio, litio, grafite naturale, neodimio, nickel, platino, praseodimio, tellurio, zinco).

Focalizzandoci sui minerali energetici chiave identificati da IEA e considerando il caso di domanda futura elevata fino al 2030, il cobalto richiederà un tasso di crescita annuo composto pari al +28,6% per soddisfare il fabbisogno, il rame richiederà un CAGR del +1,5%, il litio del +38,4%, il neodimio (terra rara) del +11,6% e, infine, il nickel dovrà presentare una CAGR del +8,1% per mostrare nel relativo mercato uno stato di equilibrio. Ad eccezione del rame, per i restanti minerali energetici il tasso di crescita annuo composto è di gran lunga superiore a quello rilevato nel periodo storico di riferimento.

L’evoluzione temporale dei prezzi dei principali minerali energetici

La necessità di installare capillarmente i vettori tecnologici per la decarbonizzazione del settore energetico sta causando e continuerà a causare un aumento significativo della domanda di minerali critici. Secondo il rapporto dello IEA, molti minerali critici hanno sperimentato un incremento elevato dei prezzi nel 2021 e all’inizio del 2022 e sono stati spesso accompagnati da una intensa volatilità, in particolare per il caso del litio e del nichel.

Già a partire dalla seconda metà del 2022 e nella parte iniziale del 2023 i prezzi si sono attenuati, ma continuano a rimanere per gran parte di essi al di sopra delle medie storiche. I costi delle tecnologie per l’energia pulita hanno osservato una continua diminuzione fino alla fine del 2020, grazie principalmente alla innovazione tecnologica e alle economie di scala, ma recentemente i prezzi elevati dei materiali hanno invertito questa tendenza decennale. Tuttavia, è da sottolineare che, nonostante la recente inflazione sui bene energetici trainata dalla scarsità di minerali critici, i prezzi delle tecnologie per l’ottenimento di energia pulita sono significativamente più bassi rispetto ad un decennio fa.

Conclusioni

In futuro il panorama industriale dell’UE cambierà drasticamente con la duplice transizione ecologica e digitale e i policy makers giocheranno un ruolo importante nel plasmare la traiettoria delle forze che guidano il mercato. La necessità di diffondere rapidamente tecnologie verdi per ridurre l’impatto ambientale del settore energetico comporterà una crescita significativa della domanda dei minerali energetici.

Tuttavia, come è ormai noto, gran parte di questi materiali sono estratti e lavorati da Paesi terzi, situazione che rende l’Unione Europea fortemente dipendente dalle importazioni estere e particolarmente esposta dalla formazione di strozzature nelle filiere di lavorazione e produzione dei minerali critici, oltre che dall’effetto a valanga che può manifestarsi nelle catene di valore industriali collegate.

La domanda di rame, cobalto, nickel, litio e di neodimio salirà considerevolmente e, se questi eventi non verranno affrontati adeguatamente, saranno inesorabili i bottlenecks nelle filiere di produzione industriali che impiegano materie prime critiche e il connesso innalzamento dei prezzi. Innovazione tecnologica, investimenti in ricerca ed esplorazioni per potenziare l’estrazione e la lavorazione interna, il riciclaggio e politiche di stoccaggio, saranno di cruciale importanza per la stabilità dei mercati coinvolti.

*Articolo originariamente apparso sul sito di I-COM, Istituto per la competitività 

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