Ricerche

Ricavi in crescita ma utili in ribasso: per le Utility un 2022 in chiaroscuro

L’incremento dei prezzi dei beni energetici ha trainato verso l’alto il fatturato degli operatori, ma i maggiori costi e tassazioni hanno portato a un abbassamento della marginalità. Lo segnala un report di Agici e Intesa San Paolo

Pubblicato il 17 Feb 2023

Il rapporto Utilities 2023, realizzato da Agici in collaborazione con il team di Intesa Sanpaolo, smentisce l’opinione diffusa comunemente tra i non addetti ai lavori, ovvero che le utility abbiano complessivamente beneficiato da un punto di vista economico del 2022 caratterizzato dalla crisi energetica e dalla grande crescita dei prezzi delle materie prime. L’analisi dei ricavi aggregati delle utility italiane, stimati in aumento di oltre il 49%, passando da 58,8 miliardi di euro del 2021 agli 87,8 miliardi del 2022. A incidere maggiormente sulla performance positiva sono i cluster Gruppi Energetici e Multiutility, con un incremento rispettivamente del 104% e del 32%, dal momento che questi operatori hanno potuto contare su una maggiore diversificazione del business e sono sottoposti a una minore volatilità dei ricavi..L’aumento del fatturato atteso degli Operatori di Rete è stato inoltre più contenuto e pari a circa il +2,9%, in quanto il business risulta fondato su attività regolate con ricavi meno elastici rispetto alla variazione dei prezzi delle commodity.

Ovviamente, però il fatturato è direttamente influenzato dall’andamento dei prezzi dei beni energetici, che nel corso del 2022 hanno conosciuto aumenti anche a tripla cifra. In definitiva, se da un lato l’aumento generalizzato dei prezzi ha portato a maggiori ricavi da vendita di energia elettrica e gas, dall’altro ha comportato inevitabilmente maggiori costi per l’approvvigionamento della materia prima. Dunque per comprendere lo stato di salute delle utility occorre guardare soprattutto ad altri indicatori: ad esempio, nel report si legge come l’EBITDA aggregato delle società italiane è stimato solo in lieve aumento (+5,3%), trainato principalmente dal cluster Gruppi Energetici (+21,6%). Discreta la performance delle Multiutility che registrano un incremento del 3,8%, mentre per gli Operatori di Rete si prevede un risultato in linea con il 2021 (+1,8%).

Ma è soprattutto il dato sull’utile netto aggregato che fa comprendere come il 2022 non sia stato completamente rose e fiori per gli operatori del settore energia: il dato del 2022 è atteso in calo del 7%. Un decremento che è stato determinato da un insieme di fattori, quali difficoltà di pagamento dei clienti, aumento della tassazione sull’extra-profitto, incremento dei tassi di interessi. In particolare, la riduzione è prevista per i Gruppi Energetici (-24,9% rispetto al 2021) e Multiutility (-8%), mentre in linea con il 2021 si stima l’utile degli Operatori di Rete. Il 2022 è stato in particolare più problematico per gli operatori energetici con minori riserve di liquidità e piccoli e medi produttori di energia, dal momento che il rincaro delle materie prime ha avuto un forte impatto sui conti e sulle strategie.

Investimenti in aumento

In questo contesto in chiaroscuro non sono comunque diminuiti gli investimenti delle Utility: nel 2022 i principali operatori hanno messo a terra progetti per 15 miliardi di euro, ben 3 miliardi in più del 2021. Una dinamica simile si riscontra anche a livello continentale: nel 2022 si stima che gli operatori europei abbiano investito complessivamente 96 miliardi di eruo, contro i 77 miliardi di euro del 2021 (+25%). Le risorse sono state impiegate principalmente per lo sviluppo di impianti rinnovabili e per le attività di manutenzione ed espansione della rete elettrica, oltre che per la fornitura di servizi energetici innovativi, come generazione distribuita e mobilità elettrica.

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Anche per il triennio 2023-2025 le prospettive sono positive: sono stati pianificati dalle Utility italiane investimenti per 53 miliardi di euro, oltre 17 miliardi di euro l’anno. In particolare, le risorse programmate riguardano per il 26% le Multiutility, per il 42% i Gruppi Energetici e per il 31% gli Operatori di Rete. “Dopo la pandemia, le Utility hanno dovuto affrontare gli impatti finanziari e industriali di una crisi energetica globale senza precedenti – afferma Marco Carta, Amministratore Delegato di AGICI – . A fronte di questa situazione drammatica le utility hanno dimostrato tutta la loro solidità e la capacità di rispondere alle sfide, garantendo la sicurezza delle forniture, continuando a investire sui territori e attuando misure per aiutare i consumatori più vulnerabili. Per il futuro, anche grazie al ruolo del PNRR, le Utility italiane stanno accelerando il percorso verso la creazione di un sistema energetico sempre più resiliente, attento ai consumatori e ambientalmente sostenibile: è centrale che il Governo segua questo slancio e adotti tutte le misure per snellire le procedure e la burocrazia”.

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