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Utility italiane in salute e pronte alla resilienza

Nel 2019 i bilanci delle 100 maggiori utility del Paese rivelavano numeri confortanti, segnala un report Althesys. Secondo cui gli operatori si stanno strutturando per affrontare le sfide legate al Climate Change

Pubblicato il 26 Feb 2021

Quale era la situazione delle 100 maggiori utility italiane un attimo prima della tempesta, ovvero dell’inizio della pandemia da Covid-19? Gli operatori potevano vantare numeri molto positivi, che probabilmente garantiranno una certa resilienza nell’affrontare l’anno di depressione dei consumi e di crisi economica che sono seguiti. Questa la principale indicazione che arriva dallo studio Althesys “Le performance delle utility italiane. Analisi delle 100 maggiori aziende dell’energia, dell’acqua, del gas e dei rifiuti” (qui l’edizione 2020), realizzato organizzato in collaborazione con Utilitalia. Il report prende in considerazione le prime 100 utility italiane, che rappresentano un comparto di tutto rispetto per l’economia nazionale, tanto da vantare oltre 102 miliardi di ricavi, pari al 6% del PIL italiano 2019, e più di 153.000 addetti. Le Top 100 coprono la metà dell’energia elettrica generata in Italia (51,6%) e quasi tre quarti delle vendite finali (73,6%), oltre al 36,7% dei volumi di gas distribuiti e il 57,4% di quelli venduti; infine, il 61,8% dell’acqua distribuita e il 36,7% dei rifiuti urbani raccolti.

Utility: realtà molto diverse tra loro

Dietro la parola utility,  nel nostro Paese però si nascondono però sia grandi multinazionali come Enel che piccole municipalizzate di provincia con numeri non molto diversi rispetto a quelli di una media impresa italiana: le grandi multiutility con ricavi superiori al miliardo sono solo il 12% del totale, mentre più della metà delle imprese (il 54%) è costituito da monoutility con meno di 100 milioni di fatturato.  Il 2019 era stato un anno sostanzialmente stabile per il comparto nel suo complesso, anche se il segmento delle monoutility elettriche ha avuto a che fare con un calo del 3,6% rispetto all’anno prima per la flessione dei prezzi nei mercati energetici. Un dato che, con tutta probabilità, sarà decisamente peggiore nel 2020, per effetto della netta caduta della domanda e dei prezzi del kWh.  Il 2019 era stato invece un anno decisamente positivo per tutte le altre categorie: le multiutility avevano messo a segno un aumento del 10%, quelle attive nell’idrico un + 6,3%, gli operatori dei rifiuti un +3,3%.

Numeri decisamente confortanti arrivano anche dal fronte degli investimenti: le risorse impiegate dalle top 100 utility in impianti, reti ed attrezzature hanno raggiunto i 7,2 miliardi nel 2019, (+10% a perimetro omogeneo sul 2018). Questo valore corrisponde allo 0,4% del PIL italiano del 2019 e al 2,2% degli investimenti fissi lordi. Con oltre 3 miliardi di euro, quelli nel settore elettrico sono sempre la quota principale (42,2%, ad esempio su rinnovabili e Smart grid), anche se in calo del 2% sul 2018. Cresce il peso delle multiutility, che nel 2019 hanno investito oltre 2,7 miliardi (+23,3% sul 2018). Le monoutility idriche hanno investito più di 1,2 miliardi (+23,4%), mentre il gas si è attestato su livelli analoghi ai precedenti (91,1 milioni, +1,4%). Un evidente calo si riscontra soltanto nel settore dei rifiuti (-33,8%).

Innovazione e ricerca sempre più strategiche

Tra gli investimenti, l’innovazione e la ricerca si confermano strategiche per le utility, tanto che ben il 95% delle Top 100 svolge attività di questo tipo. Althesys registra oltre 138 milioni di euro investiti in ricerca, dedicati primariamente alle aree dell’Information Technology e della sostenibilità. In particolare, la sicurezza informatica sta rapidamente diventando una delle preoccupazioni più pressanti per le utility: negli ultimi tre anni, le Top100 hanno subito oltre 260 attacchi, e i trend di digitalizzazione aumenteranno l’esposizione. In futuro, gli investimenti in quest’area saranno in aumento per la larga maggioranza delle utility (86,5%) mentre solo un 10% circa ritiene che rimarranno stabili.

Ovviamente, in un settore come quello energetico-ambientale direttamente esposto sul fronte del climate change, spinge gli operatori a una grande attenzione sul fronte della sostenibilità: i principali fattori di rischio riconducibili al climate change temuti dagli operatori sono soprattutto le precipitazioni intense (15,19%), le alluvioni (13,92%) e i temporali (12,02%), seguiti da siccità (11,39%), ondate di calore (7,59%) e frane (6,69%). Questi e altri eventi estremi spingeranno le utility ad aumentare gli investimenti per fronteggiarli: la resilienza è stata inserita nei piani di sviluppo dalla totalità delle società elettriche (il 57% delle quali ha segnalato un aumento della frequenza dei fenomeni ad alto rischio) e dal 71% delle altre. Progetti finalizzati ad incrementare la resilienza sono operativi per il 21,4% delle Top 100, in corso di realizzazione per il 33,3% e programmati per il 28,6%.  Non a caso il 73% delle società analizzate dichiara che il budget dedicato alla resilienza aumenterà nei prossimi anni, mentre soltanto per il 23% rimarrà stabile.

Alessandro Marangoni, Ceo di Althesys

“Il settore dei servizi pubblici – rileva l’economista Alessandro Marangoni, CEO di Althesys – mostra, anche in questo momento di crisi, alcuni chiari segnali di trasformazione. Il più importante è legato all’impegno delle imprese verso gli obiettivi della sostenibilità, il secondo punta allo sviluppo delle infrastrutture e alla digitalizzazione che concorrono all’aumento della resilienza del sistema. In un quadro che è ancora disomogeneo, le utility italiane si confermano elemento portante del sistema economico e giocano un ruolo cruciale nel rilancio dell’Italia”.

“Investimenti, sostenibilità e resilienza – commenta la presidente di Utilitalia, Michaela Castelli -sono i tre assi portanti sui quali si sta muovendo il mondo delle utilities. Lo studio evidenzia come quanto più le imprese sono qualificate e orientate a un approccio industriale, tanto più crescono gli standard di qualità dei servizi offerti ai cittadini. Grazie a un importante piano di investimenti su cui le nostre aziende si sono già impegnate e con l’auspicabile sostegno del Recovery fund, il contributo delle utility alla ripresa del Paese in chiave sostenibile può diventare decisivo”.

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Gianluigi Torchiani

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